Nel 2023, la media nazionale della Retribuzione Globale Annua (RGA) è a 31.442 euro.“La domanda e l’offerta – si legge nel report del Geography Index dell’Osservatorio JobPricing – sono i fattori determinanti nel fissare il “prezzo” del lavoro, cioè la retribuzione. E poiché esse variano in funzione del tessuto economico-produttivo, dei livelli occupazionali e del costo della vita, gli stipendi sono giocoforza destinati a differenziarsi su base territoriale: fra Milano e Reggio Calabria possono così generarsi differenze significative non solo in termini di salario medio di tutti i lavoratori del territorio, ma anche in termini di stipendio a parità di ruolo e di esperienza professionale. In questo senso le regioni e le province italiane rappresentano altrettanti “mercati retributivi”
La prima regione italiana è la Lombardia con una retribuzione media di 34.033. L’ultima è la Basilicata con 26.664 euro. La Sicilia si colloca al 18° posto su 20 regioni con 27.786 euro. Sotto nella graduatoria vi sono solo la Calabria e la Basilicata. Una differenza di 3.656 euro dalla madia nazionale e di 6.247 euro dalla Lombardia. Su 107 province italiane, la prima è ovviamente Milano con una retribuzione media di 37.661 euro e l’ultima è Ragusa con 24.859 euro. Quasi 13.000 euro di distanza. Le altre province siciliane sono tutte situate oltre il 60° posto. Abissale la differenza fra Nord e Sud.
Per completare il quadro, stando ai dati raccolti dalla Fondazione Nord-Est che si basano sulle rilevazioni Istat e Ocse, lo spreco di risorse umane determinato dall’emigrazione giovanile è enorme. All’Italia costa 136 miliardi di euro il capitale umano uscito dal Paese, ben 133,9 miliardi dei quali riguarda i giovani fra i 18 e i 34 anni. Il Sud realizza un danno maggiore, perché aggiunge venti miliardi di euro spesi per l’istruzione di giovani che si sono trasferiti bel Nord dell’Italia. Commenta questi dati in venti righe con una scrittura tecnicamente ineccepibile adatta a lettori informati, puntando sulle ragioni della permanenza dell’inaccettabile divario.
I dati riportati dal Geography Index dell’Osservatorio JobPricing evidenziano un divario retributivo marcato e persistente tra le diverse aree d’Italia, con differenze significative tra Nord e Sud. La Lombardia, con una retribuzione media di 34.033 euro, si colloca nettamente al di sopra della media nazionale di 31.442 euro, mentre regioni come la Sicilia e la Basilicata mostrano salari molto inferiori. Questa disparità è il risultato di una combinazione complessa di fattori economici, sociali e infrastrutturali. La domanda e l’offerta di lavoro variano sensibilmente in base al contesto produttivo locale: il Nord beneficia di un tessuto industriale più sviluppato, infrastrutture migliori e maggiori investimenti, che si traducono in una domanda di lavoro più qualificato e meglio retribuito.
Al contrario, il Sud sconta un’economia più debole, una carenza di investimenti strutturali e un più alto tasso di disoccupazione, che riducono la capacità del mercato del lavoro di attrarre e trattenere talenti. Questo quadro viene aggravato dal fenomeno dell’emigrazione giovanile verso il Nord o l’estero, che svuota ulteriormente il Mezzogiorno delle sue risorse umane più qualificate. Il costo economico e sociale di questa fuga di cervelli è altissimo, soprattutto perché il Sud investe comunque ingenti risorse per la formazione di giovani che poi scelgono di trasferirsi. Per ridurre questo divario, servono politiche che favoriscano lo sviluppo economico del Sud e investimenti mirati alla creazione di opportunità lavorative qualificate.