Gli scontri tra i tifosi della squadra di calcio israeliana Maccabi Tel Aviv, i tifosi olandesi e le persone del posto (per lo più appartenenti a minoranze etniche) si sono trasformati in un incidente internazionale….ll presidente statunitense Joe Biden ha parlato di un’ondata di “attacchi antisemiti che ricordano i momenti bui della storia”. Il re olandese ha detto ad- dirittura che il suo paese ha tradito gli ebrei “come durante la seconda guerra mondiale”. David Broder, noto storico britannico sul settimanale Internazionale ha sposato la causa della “curva”, la tifoseria, e giudicato sbagliata la motivazione antisemita prevalente. Ha ragione? Accendiamo sotto i riflettori la “curva”, per rispondere, allontanandoci da Gaza e dal conflitto israelo-palestinese, la cui complessità richiederebbe un saggio che non ne garantirebbe la qualità e la verità.
La “curva” non è più un’espressione geometrica, un luogo “allargato” alle piazze, alle strade, ai quartieri della città che ospita l’evento calcistico; è un culto, un mito, una passione, una bandiera, una ideologia, una comunità per la quale c’è chi spende ogni giorno della propria vita. Non è un’associazione, un partito, un movimento, un ente di mutuo soccorso. Non c’è bisogno di arruolarsi, di iscriversi. Non esiste il registro della curva, né un manuale che ne celebri riti e regole. Teoricamente nella “curva” uno vale uno, di fatto non è così; ci sono capi e sottocapi, animatori e malintenzionati. Si compone di cerchi concentrici, l’ultimo dei quali, talvolta è una “cupola” che decide quali attori, sul campo o nel club calcistico, vanno aiutati e quali no. Quando prende coscienza della sua forza, la “curva” chiede una ricompensa, e quando la ottiene con le buone, adotta metodi più convincenti, dei quali si occupano i tutori dell’ordine.
Una cosa è certa: la “curva” è uscita dai bar, dalle conversazioni frivole fra amici, si è infiltrata, è diventata politica, crimine, banda, gang. Questa trasformazione non è avvenuta per caso, né all’improvviso. La curva ha progressivamente abbandonato la sua natura puramente sportiva per diventare un’entità politica, sociale e, in alcuni casi, criminale, fino . Dietro la bandiera della squadra del cuore si sono annidati gruppi organizzati che hanno sfruttato la passione calcistica per fini ben diversi dal semplice tifo. Oggi, però, la” curva” è divenuta un’icona più oscura: un crocevia di poteri, ideologie e crimini che hanno trasformato uno spazio di unione in un campo di battaglia.
Lo hanno dimostrato tanti episodi, soprattutto a Roma ed a Milano, dove sono in corso indagini a carico dei capi della curva, cui sono addebitati delitti ed estorsioni.
La tifoseria vera e genuina non è morta, ma viene insidiata dentro e fuori gli stadi, inquinando lo sport più amato al mondo, il calcio. C’è stato un tempo in cui la “curva” era solo un simbolo di passione, il cuore pulsante dello stadio, un luogo dove si celebrava l’amore per il calcio con canti, cori e striscioni. Questa trasformazione non è avvenuta per caso, né all’improvviso. La curva ha progressivamente abbandonato la sua natura puramente sportiva per diventare un’entità politica, sociale e, in alcuni casi, criminale. Dietro la bandiera della squadra del cuore si sono annidati gruppi organizzati che hanno sfruttato la passione calcistica per fini ben diversi dal semplice tifo.
Negli anni ‘80, con il proliferare del movimento ultrà, la curva ha iniziato a strutturarsi come comunità autonoma. Se inizialmente la rivalità tra tifoserie era per lo più confinata al folklore sportivo, in questo periodo si registrano i primi episodi di violenza, anche grazie all’influenza di ideologie politiche estreme. Queste si insinuano nelle curve, trovando terreno fertile tra i giovani arrabbiati e disillusi.
Nel decennio successivo, le curve diventano vere e proprie “istituzioni” parallele, con leader riconosciuti, gerarchie interne e un’ideologia sempre più marcata. A Roma, Milano e Napoli, le tifoserie ultrà si legano a frange estreme della politica, tanto a destra quanto a sinistra. Gli stadi diventano palcoscenici di scontri non solo calcistici, ma anche ideologici.
Con l’arrivo del nuovo millennio, le curve iniziano a essere infiltrate da interessi criminali. A Milano, ad esempio, la curva nord interista e la curva sud milanista si ritrovano spesso sotto indagine per estorsione e traffici illeciti. A Roma, le indagini sugli ultras della Lazio e della Roma rivelano collegamenti con la criminalità organizzata. Le curve diventano luoghi di potere: chi controlla la curva non solo determina la vita dello stadio, ma esercita un’influenza che va ben oltre.
Tra i casi più eclatanti degli ultimi anni, spiccano le indagini sui capi ultrà della Lazio, accusati di estorsione ai danni della società e di avere legami con gruppi neofascisti. A Milano, alcuni leader della curva sud del Milan sono stati arrestati per traffico di droga. La curva non è più una semplice comunità di tifosi: è una zona grigia dove passione sportiva e malaffare si mescolano pericolosamente.
Molteplici fattori hanno contribuito a questa metamorfosi: la mancanza di controlli stringenti ha permesso alle curve di diventare terreno fertile per attività illecite; Il fascino della politica estrema esercitato su chi cercava un’identità; l’aumento delle entrate economiche nel calcio, occasione di business, legale o meno; un contesto di crescente polarizzazione sociale, in cui la curva è divenuta il riflesso di una società sempre più divisa.
Il risultato di questa trasformazione è che il calcio, lo sport più amato al mondo, è stato inquinato da un sottobosco di interessi che nulla hanno a che vedere con il gioco. Gli episodi di violenza dentro e fuori gli stadi, le minacce ai giocatori e ai dirigenti, e il controllo economico delle curve sono solo alcune delle manifestazioni di questo fenomeno.