Il tennis è stato uno sport d’èlite per decenni. Roba da ricchi, in Tv solo la Coppa Davis al tempo di Panatta, Bertolucci e compagni. Una fiammata e poi nulla, fino a che è arrivato Jannik Sinner, altoatesino, un bravo ragazzo amato da mamme, papà e giovanissimi. Praticamente da tutti. E il tennis s’è conquistato la prima serata in TV. Ma quanti italiani hanno comperato la racchetta e sono entrati in un campo da tennis?
Eppure, oggi in testa ai sogni degli italiani c’è il tennis. Ha guadagnato le poltrone in prima fila nelle case degli italiani. Sinner è più popolare di Del Piero oggi. Non solo Sinner; le ragazze si fanno rispettare ed hanno conquistato il tetto del mondo, la loro Davis. Il risultato è che ora possiamo usare la prima persona plurale, come d’abitudine quando le nazionali sportive arrivano in testa: siamo i più forti, vinciamo.
E il calcio? Deve accontentarsi dei club, dell’attaccamento alle maglie, delle piazzette dei quartieri di periferia, dove è possibile giocare nelle ore meno affollate della giornata. Certo, c’è il nuoto, con le sue performances notevoli agli europei ed ai mondiali, e l’atletica con sprazzi sorprendenti, ma il Tennis sta in cima. Si guarda, si ammira, si sogna e basta? Il sorpasso sul calcio, in fato di successi, segnala che l’ascensore sociale si è rimesso in moto?
Negli ultimi anni, il panorama sportivo italiano ha assistito a un’evoluzione interessante, che scalfisce il tradizionale dominio del calcio. Questo cambiamento non è solo una questione di gusti o tendenze, ma riflette anche dinamiche socio-culturali che meritano un’analisi approfondita.
Un tempo considerato uno sport esclusivo, il tennis ha allargato il suo pubblico e la sua base di praticanti, grazie a figure come Jannik Sinner, Matteo Berrettini e le stelle femminili come Camila Giorgi, Martina Trevisan, Tathiana Garbin, Elisabetta Cocciaretto. Un effetto domino: il tennis è sempre più praticato, ma rimane uno sport con barriere economiche. Affittare un campo e acquistare attrezzatura non è alla portata di tutte le tasche. La maggior parte dei praticanti proviene da ceti medi e alti, con una forte presenza nei centri urbani e nei circoli sportivi privati.
Pur diventando più accessibile, il tennis conserva ancora un’immagine di prestigio, che lo rende un simbolo di ascesa sociale.
Il calcio resta lo sport più praticato e seguito in Italia, senza richiedere infrastrutture costose. È per definizione uno sport popolare, che attrae giovani di tutte le classi sociali. Nonostante il successo delle squadre di club, la mancanza di risultati della Nazionale maschile (come la mancata qualificazione ai Mondiali) ha influito negativamente sulla percezione del calcio a livello nazionale. Rimane lo sport dell’inclusione, ma fatica a mantenere l’egemonia emotiva rispetto ad altre discipline in crescita.
I praticanti nel tennis sono generalmente adulti, appartenenti a classi sociali medio-alte. L’accesso è limitato a circoli sportivi, campi privati e strutture specifiche. È uno sport che spesso richiede un investimento significativo, sia economico che di tempo. Il calcio perciò rimane lo sport dei giovani e delle masse. Il successo internazionale dei tennisti italiani ha reso il tennis un fenomeno aspirazionale. Tuttavia, il calcio mantiene una forte componente identitaria, legata a rivalità storiche e tradizioni locali.
Mentre il tennis è in crescita sia come pratica che come spettacolo, rimane uno sport elitario in termini di accesso, mentre il calcio continua a dominare come sport di massa. Questo dualismo riflette divisioni socio-economiche, con il tennis che rappresenta uno status e il calcio che incarna la tradizione e la passione collettiva.