• > SCOPRI TUTTI I MIEI LIBRI <
  • L’uomo di vetro
  • Il cavaliere ed il monsignore
  • La guerra delle due sinistre
  • Il mistero del Corvo
Salvatore Parlagreco
  • Biografia
  • Libri
  • Cinema
  • Articoli
  • Taccuino
  • Eventi
  • Contatti
  • Yesterday
No Result
View All Result
Salvatore Parlagreco
No Result
View All Result

Chiagne e fotte? E’vittimismo aggressivo, la maschera di una ipnosi collettiva, che viene da lontano

03/02/2025
in Articoli
Reading Time: 3 mins read
A A
0
Share on FacebookShare on Twitter

Vittimismo aggressivo, con questa espressione opinionisti, politologi ed esperti della comunicazione definiscono il linguaggio e la strategia politica della premier. Fidelizza o suscita reazioni sgradevoli? I sondaggi, all’indomani del caso Almasri, e l’aspro confronto. Fra potere esecutivo e potere giudiziario, sembrano premiare la postura del Presidente del Consiglio.

Il termine “vittimismo aggressivo” non nasce da una scienza codificata, si presta a molteplici interpretazioni, soprattutto nel contesto sociopolitico italiano contemporaneo. Lo si può vedere come una sorta di “maschera sociale” o “tattica comunicativa”, a metà tra la rivendicazione di torti subiti e l’energia combattiva di chi non si arrende. Non è quindi solo uno stato emotivo, ma anche una strategia. Ed è proprio in questa ambiguità che risiede il suo fascino – o la sua sgradevolezza, dipende dai punti di vista.

Nel vittimismo aggressivo si mescolano il lamento e l’indignazione con toni battaglieri, che non cercano solo empatia ma puntano anche a colpire gli avversari. In poche parole, è il “piangersi addosso”, ma con i denti ben affilati. Non si tratta di un classico “lamento passivo”, che suscita empatia e voglia di aiutare. Qui c’è un’aggressività latente o esplicita: il messaggio è più o meno questo – “Io sono la vittima, ma non resterò tale senza farvi pagare il prezzo del vostro comportamento”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembra aver contribuito a portare questo stile alla ribalta, tanto da poter essere considerata una sorta di “scopritrice” di questa categoria sociale. Nelle sue dichiarazioni pubbliche, Meloni spesso rivendica il suo passato di outsider: donna, madre, proveniente da un partito considerato marginale e spesso attaccata dagli avversari politici e dai media. Questi elementi di “vittima designata” sono però ribaltati con forza, trasformandoli in armi retoriche. La sua frase iconica “Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana” non è solo una rivendicazione identitaria, ma anche una risposta sfidante a chi avrebbe voluto ridicolizzarla. Questo stile attira consensi perché parla a una platea di persone che si sentono marginalizzate o inascoltate. Non solo le difende, ma promette loro di non abbassare mai la testa.

Come si riconosce il vittimismo aggressivo? Il lessico emotivo,  anzitutto, spesso carico di termini che evocano sofferenza o ingiustizia subita (“attacchi ignobili”, “sotto assedio”, “mi vogliono fermare”). Il tono epico e combattivo: il linguaggio del vittimismo aggressivo non si limita a un semplice lamento, ma ha un’energia quasi eroica. Spesso c’è un appello al “noi” contrapposto a “loro”. La rivendicazione morale: si cerca di monopolizzare il ruolo di chi ha ragione, a prescindere dalla complessità dei fatti.

La postura e i toni sono essenziali: Gesti decisi e assertivi: mani serrate, sguardo fisso, postura eretta. Anche nel momento in cui si espone la “ferita”, il messaggio visivo è quello di un guerriero che non cede. Il ono enfatico crea un’intensità sopra la media, che dà l’idea di un’urgenza morale.

Fondamentali i tempi e la scelta dei contenuti. L’agenda politica deve essere dettata dal vittimista aggressivo, che così traccia il terreno del confronto, avendone conoscenza accurata e disponendo perciò di elementi che possono spiazzare gli avversari. L’obiettivo è, ovviamente, la ricerca del consenso: il vittimismo aggressivo mira a parlare a un pubblico specifico, spesso polarizzandolo, bianco o nero, buoni e cattivi, persone perbene e persone permale. I destinatari sono coloro che condividono lo stato di presunta “vittima”. L’attacco difensivo non si limita a raccontare un’ingiustizia; accusa gli avversari di averla provocata.

Destinatari sono anzitutto coloro che si riconoscono nel racconto dell’ingiustizia subita. Si crea  così una connessione emotiva forte, quasi viscerale; gli interlocutori/avversari allo scopo di metterli sulla difensiva, obbligandoli a giustificarsi; i simpatizzanti indecisi, sui quali il vittimismo aggressivo può agire come collante per chi non è convinto, ma potrebbe essere conquistato dalla forza con cui il messaggio è veicolato.

L’effetto primario cui si tende è la fidelizzazione: chi si sente rappresentato dal vittimismo aggressivo tende a legarsi emotivamente, quasi come se fosse parte di un movimento di liberazione personale e collettivo.

Per gli avversari o i neutrali, questo stile può risultare esasperante, se non manipolativo. Non tutti apprezzano un tono così divisivo, le reazioni sono sgradevoli, ma sono messe in conto. I dividendi risultano largamente soddisfacenti al botteghino del consenso politico ed elettorale.

Giorgia Meloni non è la prima ad usare il vittimismo aggressivo come leva comunicativa, ma la sua diversità – vulnerabilità e forza  – le concede una identità unica, perché  si serve dell’attacco, dell’enfasi arrogante, dei toni roboanti e caustici (“Stiamo facendo la storia..“),  della narrazione personale suprematista che ne accentua l’efficacia. E’ una vittima che maramaldeggia, mostra un nemico inevitabilmente perdente, erede della vecchia destra e, per qualch verso, anhe della retorica fascista.

Potremmo dire che il vittimismo aggressivo è un po’ come un caffè corretto: il lamento è il caffè, amaro e pungente, mentre l’aggressività è la correzione alcolica, che dà quel pizzico di fuoco in più. Funziona bene con un pubblico già nervoso o desideroso di essere rassicurato. Ma attenzione a non esagerare con le dosi: troppo alcol può dare alla testa.

 

Segui Salvatore Parlagreco su:

    

Tags: assertiviemotivoenfasiGiorgia Melonilessicoposturarivendicazionesotto assediosuprematistavittimismo aggressivo

Related Posts

Perché alcuni ex comunisti difendono la Russia di Putin? Un modesto tentativo di capire l’impossibile
Articoli

 “Il ribaltamento della storia” I figli dell’apartheid sudafricana sono ospiti gradit, per gli altri porte quasi chiuse

02/11/2025

Vuole cambiare la storia, anzi, rifondarla. Donald Trump non si limita più a interpretarla: la falsifica, la capovolge, ne fa...

Il partito degli astensionisti è il più forte d’Italia, il voto è un’arma micidiale. Il potere lo teme e lo vuole dormiente
Articoli

Da “amici e guardati” agli “amici degli amici”.  Dai “nemici, molto onore” del Duce a “noi o loro” di Meloni: un catalogo delle relazioni umane. Da studiare

01/11/2025

Il Duce aveva molti nemici, e se ne vantava. I suoi eredi , che vivono in democrazia, galvolta come indossassero...

Come tradire “Dio, Patria e Famiglia” e non farsi smascherare. La réclame più bugiarda di sempre
Articoli

Perché Giorgia Meloni non sorride mai in pubblico? Indagine semiseria sul mistero del grugno permanente

31/10/2025

Non si tratta, beninteso, di una questione estetica né di puro gossip espressivo. No, questa è una domanda seria, quasi...

Dove sono le fosse comuni? Il generale nega l’Apocalisse di Gaza. Non dovremmo credere nemmeno ai nostri occhi
Articoli

Dove sono le fosse comuni? Il generale nega l’Apocalisse di Gaza. Non dovremmo credere nemmeno ai nostri occhi

31/10/2025

  “E il genocidio a Gaza? 55mila morti denunciati da Hamas, asseverati dalla Albanese e accreditati da Pizzaballa e Zuppi:...

Armiamoci e partite. I messianici d’Israele perdono l’esenzione militare. Ora, se vogliono ammazzare e farsi ammazzare, devono partecipare all’orrore
Articoli

Armiamoci e partite. I messianici d’Israele perdono l’esenzione militare. Ora, se vogliono ammazzare e farsi ammazzare, devono partecipare all’orrore

31/10/2025

C’è un vecchio detto, ma potremmo chiamarla invettiva sprezzante, che ha un record di resilienza invidiabile: armiamoci e partite. Una...

Avanti popolo (di New York) alla riscossa…Potrebbe arrivare a casa nostra? Il mondo è pazzo
Articoli

Avanti popolo (di New York) alla riscossa…Potrebbe arrivare a casa nostra? Il mondo è pazzo

30/10/2025

Ve la ricordate New York, New York. La cantarono Franck Sinatra e Barbara Streisand; dopo averla ascoltata mille volte ti...

Next Post
Camici bianchi, da eroi a vittime del business-salute

Prevenire è meglio che curare, ma l’industria del farmaco ha bisogno di malati. Meglio se cronici

Il nuovo messia è nato a Washington, ma ha una dependance a Roma, nei paraggi del Vaticano

Miracoli, tirare la giacca al destino è possibile. I padroni dell’informazione

Se i buonisti sono degli idioti, i cattivisti che sono? Il mondo sottosopra…

Facebook Twitter

Categorie

  • Aforismi & Citazioni
  • Articoli
  • Deep Room
  • events
  • Inspiration
  • Lifestyle
  • Taccuino
  • Yesterday

Le mie Pubblicazioni

  • > SCOPRI TUTTI I MIEI LIBRI <
  • L’uomo di vetro
  • Il cavaliere ed il monsignore
  • La guerra delle due sinistre
  • Il mistero del Corvo

© 2024 Salvatore Parlagreco - Tutti i diritti riservati

No Result
View All Result
  • #4322 (senza titolo)
  • About
  • Agenda della Sicilia
  • Biografia Salvatore Parlagreco
  • Cinema
  • Contact
  • Contatti
  • Cookie Policy (EU)
  • Eventi
  • Events
  • Events calendar
  • Gela: una storia meridionale
  • Home old
  • I miei articoli
  • Il Cavaliere e il Monsignore
  • Il grande intrigo
  • Il mistero del corvo
  • Il piacere e il potere
  • Il potere delle parole – Le parole del potere
  • Il taccuino
  • L’uomo di vetro
  • La carta dell’autonomia
  • La Guerra delle Due Sinistre
  • Le Mafie
  • Le ragioni dei ragazzi
  • Le ragioni della tolleranza
  • Libri
  • Our training programs
  • Privacy Statement (EU)
  • Testimonials

© 2024 Salvatore Parlagreco - Tutti i diritti riservati