“Altro che dazi, ad uccidere il PIL sono le 15 mila leggi di Ursula”. La manovra diversiva viene annunciata dalla Verità, il giornale di Angelucci, deputato leghista e padrone di cliniche private. Prendetevela con l’Europa, l’amico americano non c’entra niente, lasciamogli fare il suo mestiere, arricchire il suo Paese a spese degli altri. Se reagiamo, è peggio, insinua il governo, ci faremmo male. Salvini addirittura, è ottimista: i dazi ci regalano opportunità.
Azzardo politico, scommessa distruttiva, comparaggio indecente? Tutto così chiaro e plateale, che si è obbligati a sospettare altro. Che cosa? Certo, non è semplice fare una marcia indietro dall’oggi al domani dopo avere indossato il vestito della festa, in attesa dell’amico americano ed essersi accreditati di un ruolo privilegiato nel mondo di domani, il celebre ponte fra l’Europa e gli States.
Ora si deve aggiustare il tiro, mentre sul mondo intero arriva lo tsunami e gli economisti più accreditati prevedono una recessione globale nei prossimi dodici mesi. Le borse sprofondano, Milano paga più delle altre borse europeel. Tutti gli indici sono negativi. Il petrolio e il gas vanno giù, lo spread torna a salire.
Nervi saldi, giusto, ma l’acquiescenza complice è altra cosa.
Bill Ackman, Ceo di Pershing Square, l’economista americano più ascoltato, ha gelato la Casa Bianca. “Ho molto rispetto per il nostro Presidente, ma non credo che sia infallibile…., credo fermamente che i dazi contro il mondo intero siano un errore.” Siamo in una fase negoziale o reale e continuativa, si domandano gli esperti. La risposta non ce l’hanno, Trump è inaffidabile e le sue decisioni non sono né prevedibili né razionali.
La potenza di fuoco della dissennata guerra trumpiana ci vede in prima linea, insieme ai tedeschi. L’Italia e la Germania sono le più esposte con l’export e quelle che vantano il maggior surplus (vendiamo all’America più di quanto acquistiamo).
I dazi della Casa Bianca violano le norme internazionali sul commercio. L’acquiescenza, dunque, aggrava il danno dei dazi: accetta il principio che ognuno può fare quello che vuole, quando e come vuole. L regole, liberamente sottoscritte, vanno rispettate, e quando non piacciono più, si ha il dovere di denunciarle e di trattare i cambiamenti richiesti. Se invece di comporti come un pistolero in un saloon e metti la pistola sul tavolo, mentre giochi, pretendendo di dettare le regole del gioco, sei un bandito, e non sei difendibile.
Il diversivo annunciato dal quotidiano governativo, La Verità, è la spia che all’azzardo di una alleanza con il cappellaio matto, uno degli appellativi assegnati a Trump, non si abbia voglia di rinunciare; anzi, si intenda mirare al bersaglio grosso l’Europa, nemica della Casa Bianca, più volte dileggiata e sbeffeggiata da Washington, per completare il vecchio disegno di Trump, cominciato con la Brexit conquistata dal trumpiano Farage. Una quinta colonna, anche lui.
L’Europa è debole perché nel suo ventre pascolano i nemici, e l’attuale governo italiano né è sicuramente fra gli assertori di una Unione forte ed integrata, che fa paura all’amico americano. Al netto dell’alleanza sovranista, il governo italiano recita la parte del cane che si morde la coda perché si è cacciato in situazioni dalle quali non si riesce a uscire fuori. A essere a rischio, però, non è solo la coda ma anche altre parti del corpo.








