Ricorderete certamente l’esilarante sequenza del film che consacrò Alberto Sordi come l’istrione più credibile del nostro immaginario collettivo. Il Marchese si affaccia al balcone, dopo colazione e abluzioni, e lancia monete alla folla di straccioni assiepata sotto il suo portone. Non è un gesto di carità: quelle monete, prima di essere gettate, sono state scaldate al fuoco, cosicché i “pezzenti” che le raccolgono si scottino e siano costretti a liberarsene. Non generosità dunque, ma divertimento sadico.
L’ego smisurato del Marchese è il motore di quell’ignobile carnevalata: la cattiveria non nasce dal bisogno, ma dall’arroganza di sentirsi padrone del mondo. Quando i creditori gli presentano i conti, li ignora; e davanti a chi protesta, risponde con la battuta che è entrata nel lessico nazionale: “Io so’ io, e tu non sei un c…”. Il resto non esiste.
Il Marchese del Grillo è un bullo ante litteram, medievale per collocazione storica, ma modernissimo per attitudine. La sua categoria oggi occupa i palazzi del potere. Tre figure, in particolare, hanno fatto del mondo la loro piazza d’armi, trattando i popoli come il Marchese trattava i suoi pezzenti: Donald Trump, Benjamin Netanyahu e Vladimir Putin. Scalpitano, incendiano, diffondono menzogne, riducono la politica a spettacolo di forza e disprezzo.
Eppure, il più fedele interprete del ruolo resta The Donald. Ha trasformato la Casa Bianca in una reggia e lo Studio Ovale in un tempio pagano consacrato alla Chiesa evangelica americana. Quando si è presentato al podio delle Nazioni Unite, ha ripetuto il gesto del Marchese: monete incandescenti gettate in faccia ai rappresentanti dei popoli. Cinquantasette minuti di menzogne, minacce, profezie grottesche: un’esibizione da guitto che ha fatto dell’ego il primo motore immobile dell’umanità.
Il messaggio è stato chiaro: il mondo deve riconoscerlo come padrone, la sua è l’era dell’oro, e per chi non ne replica parole e gesti non c’è posto nel creato. Scienziati, miliardari, capi di Stato, artisti: tutti ridotti a spettatori obbligati della sua liturgia. E per rendere ancora più esplicito il paradigma, Trump ha promesso di non cessare mai di odiare i suoi avversari.
Sono guai seri. Perché un replicante, in prima fila, lo abbiamo in casa nostra. E rappresenta l’Italia. Si salvi chi può.








