I cecchini del week end ora sono terrorizzati. Quel Safari umano non è stato seppellito, come credevano, almeno in Italia. Forse pagheranno, li stanno stanando, identificando, per portarli in tribunale. Mai punizione fu più sacrosanta. Cacciatori, straricchi, amanti dei safari africani, andavano sulle colline di Sarajevo per sparare con fucili di precisione su uomini, donne, bambini nelle città assediate dai serbo-bosniaci, pagando somme da vertigine. Week end, due giorni, tutto compreso, pacchetto completo: assistenza, sistemazione, hotel nella snyper valley, la valle dei cecchini, per l’equivalente di 350 mila euro: sei ore di caccia, con appostamento protetto, nessun rischio. I militari assedianti facevano da receptionist. Concluso il week end, il safari umano, smaltita l’adrenalina, tornavano a casa, riabbracciavano moglie e figli, e tornavano nei posti di comando, magari decidendo del destino nostro. Quel centinaio di cecchini italiani per diletto nel mirino, infatti, sono stato, e forse lo sono ancora, in testa ad una catena di comando o possessori di patrimoni enormi.
Chi erano? Chi sono? Di quali protezioni hanno goduto? Di quali complicità?
Per trenta anni le imprese turpi di questi personaggi sono state protette, nonostante si avesse notizia dei week end di sangue. I sospetti sono stai respinti come leggende metropolitane.
E’ l’autorità giudiziaria italiana ad avere aperto un fascicolo grazie ad alcuni esposti di giuristi italiani, che vogliono giustizia. Si cerca di ricostruire l’organizzazione ramificata una organizzazione ramificata, le coperture in ambienti militari e civili. Sì cerca di attingere anche dalle informazio ni Servizi segreti italiani che erano a conoscenza di ciò che avveniva e sarebbero intervenuti a suo tempo senza successo.
“Se un giorno verrai in Bosnia, vedrai che quei criminali di guerra camminano vicino alle vittime”, si legge su Fanpage in una intervista concessa da Mensura Burridge. giornalista e attivista bosniaca, testimone diretta dei “safari umani” di Sarajevo “Spero che questa inchiesta italiana abbia successo, che si arrivi a queste persone che venivano in Bosnia per sparare e che riesca a grattare la superficie di un passato terribile. Sono passati 30 anni, ormai è molto difficile che le autorità bosniache facciano qualcosa”.








