La mela marcia? Diagnosi salvifica, chissà quanti ci metterebbero la firma. Liberiamocene e costruiamo una cintura sanitaria, consigliano. Servono uomini e donne inflessibili, armati di corazza, di interesse pubblico, buon senso e competenza, chiede a gran voce Raffaele Lombardo, capitano di lungo corso: ha navigato nel mare siciliano in tempesta, è affondato e tornato a galla, superando ogni limite di immersioni ed emersioni. Perché non ascoltare dunque il Maiorca della politica siciliana, che conosce meglio di chiunque gli abissi del mare siciliano, che a poche miglia da Palermo, a Ustica, compete in profondità con la fossa delle Filippine?
La “cura” di Raffaele Lombardo non è quella di Franco Battiato, grondante affetto, né è praticabile. Gli uomini e le donne inflessibili e piene di virtù, magari cercandole con il Lanternino si troverebbero, ma il sistema li lascerebbe sulla soglia. Le regole, le leggi, i protocolli, le urne e l’esame del sangue non c’entrano. C’entrano le quote: non sono azioni né dividendi, ma l’uno e l’altro insieme, contenuto in un alambicco che possiede una magia: trasformare un uomo o una donna, qualunque sia la sua attitudine, qualità, virtù, ruolo, potere in un accessorio, il pezzo di una macchina infernale, primo motore immobile del sistema di distribuzione di prebende, privilegi, favori. Un ascensore sociale, che non ha niente di sociale è non si ferma mai, a prescindere di chi lo usa e lo manovra.
Il sottogoverno, così come il governo, all’indomani del voto, viene diviso per quote, con una spartizione di ruoli e responsabilità proporzionali all’influenza politica dei leaders, capicorrente, o semplici cacicchi locali. Le nomine e l’attribuzione dei ruoli devono corrispondere al “peso” politico, con un correttivo determinato dalla cosiddetta rendita di posizione. Se le maggioranze sono risicate, anche i meno dotati acquistano influenza e ricevono quote di “potere” maggiore.
Si entra “in quota” di qualcuno: se ti manda Picone, rispondi a Picone del tuo operato, e ogni decisione che assume deve rispondere ai desideri del mandatario. La formazione della classe dirigente è segnata da questo filtro disfunzionale: è richiesto “le phisique du role”. Non solo se è Picone a mandarti in quota. Vale anche se a designare il “quotato” è una corrente, una fazione, una lobby, un comitato d’affari. Ne discende che il “quotato” deve rispondere a caratteristiche funzionali.
Certo, anche il partito sulla carta è un committente, ma è una presenza virtuale. La catena di comando pretende un alto peso specifico. La deriva di una corrente o fazione verso il comitato d’affari è l’effetto inevitabile di una struttura anomala.
L’Assemblea regionale siciliana è composta da gruppi parlamentari, che raramente rispondono al partito di appartenenza sia nel centrodestra che nel centrosinistra. E’ un guaio. La frammentazione è tale da legittimare l’ipotesi che ogni deputato faccia capo a se stesso e entri in cordata con altri solo nei momenti cruciali. La mela marcia, insomma, fa parte della catena di montaggio senza rispondere ad alcuna “bandiera” del suo operato. Liberi tutti, insomma. Può essere espulsa, ma rimanere al suo posto. In un sistema siffatto l’area di governo è inevitabilmente più infiltrata, rispetto all’opposizione, dove la conflittualità, specie nel PD, è alta. Quasi un male minore rispetto all’area di governo, molto infiltrata.
Se i leader siciliani agiscono con disinvoltura nell’isola, al di là dello Stretto non esercitano alcuna influenza. La partecipazione alle scelte nazionali è pressocché inesistente. Ed anche causa di ciò, diviene più pressante il bisogno di trarre il maggior vantaggio dalle opportunità regionali.
Questo intrigo non può rimanere sconosciuto a coloro che manovrano la macchina politica ed amministrativa siciliana: i singoli episodi possono sfuggire al controllo, ma l’apparato che li fa nascere asssolutamente no. Ed è l’apparato a creare le condizioni dell’attraversamento del guado della liceità.
Nella richiesta di custodia cautelare della Procura della Repubblica di Palermo si fa menzione di “allusioni ad interventi irrituali presso il Presidente della Regione, di un lobbysmo illecito, atti contrari ai doveri di ufficio, utilità e promesse di favori, incarichi grazie a sostegno politico, collusioni e altri mezzi fraudolenti, dazione di denaro: un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, anche di natura corruttiva e di turbata libertà degli incanti, attraverso l’influenza politica;…un contesto di febbrile intermediazione fra la politica e il mondo della dirigenza sanitaria, finalizzata a collocare ai vertici delle ASP questo o quel dirigente, ciascuno sponsorizzato da una fazione politica piuttosto che da un’altra.”
Sono gli effetti e non la causa di un sistema malato. Piuttosto che la guarigione serve la resurrezione. Ma è come aspettare il messia. O un gemello di Zohran Mandani il trentenne sindaco di New York che ha sconfitto Donald Trump a casa sua. Un miracolo. Che bisogna meritarselo.
La sensazione è che sulla Sicilia invece penda una maledizione.
Lo sapete che a distruggere il Tempio di Gerusalemme nel 63 d.C. è stata la Legione siciliana? Proprio così, legionari siciliani, arrivati dall’Isola con le insegne di Roma, combatterono i Zeloti e abbatterono il Tempio, cambiando la storia.
Stiamo pagando questo peccato mortale o la nostra tolleranza verso il malaffare? Propenderei per la seconda ipotesi, in tutta coscienza.








