Siamo tutti nel Pallone? Peggio, è il Pallone che è in noi; è entrato a gamba tesa nelle nostre case, si è fatto “algoritmo”, guida, guro, maestro nei nostri buoni pensieri. Uscito dal suo tradizionale perimetro, si è fatto spettacolo becero, pretenzioso, bugiardo. Ed ha trovato il suo guru, funzionale alla metamorfosi, il signor Gianni Infantino, Presidente della FIFA, nome italiano e nazionalità svizzera, che appena salito sul carrozzone ha varcato il Capo Magellano ed è atterrato in Arabia Saudita, Kuwait, sceicchi, e periferie danarose, preparando il campo al suo amico, Trump. Terreno fertile, gli sceicchi hanno adottato il pallone per comunicare la loro esistenza possono ignorare l’abc della civiltà, ma si sono conquistati il titolo di benefattori, “acquistando” giocatori e coach di gran pregio senza badare a spese.
Gianni Infantino ha messo la ciliegina sulla torta, regalando al Pallone il diritto di fregiare del riconoscimento più alto, Premio Fifa per la Pace, a Donald Trump pace «per le sue azioni eccezionali e straordinarie nel promuovere la pace nel mondo», inventato per l’occasione. Negato dall’Accademia norvegese, il “Nobel” brand-Infantino, è arrivato a Trump: le via della provvidenza sono proprio infinite. Appropriazione indebita, moralmente un reato. Ma Trump è un Narciso e la realtà, per lui, comincia e finisce con ciò che ha sotto i suoi occhi. «Questo premio è uno dei più grandi onori della mia vita», ha esclamato, dopo avere ricevuto la medaglia, mentendo a se stesso e al mondo intero, mettendo un punto fermo sulla questione di merito.
E’ un passaggio storico, se ci ragionate: il Premio della Fifa vale cento volte più del Nobel. Il Pallone entra nel cuore e nella testa di miliardi di tifosi di calcio, le folle di tutti i continenti, mentre il Nobel lievita nell’èlite di uomini e donne che hanno a cuore la civiltà e le scienze. Il numero dei destinatari fa la dfferenza.
Il Presidente IUsa, lusingatissimo, si è appropriato delle sedi statunitensi del prossimo mondiale. Le città, già designate, saranno sottoposte all’’esame nemico-amico. Potranno vedere il pallone le città che hanno votato Trump, non potranno vederlo quelli che non l’hanno fatto. Pujnizione esemplare.
Ce lo meritiamo tutto questo, calciofili o meno? La risposta è sì’, a denti stretti. Il Pallone è stato tradito da tempo immemorabile; che venisse sequestrato dai potenti è una conseguenza distopica prevedibile. Per convincercene, diamo uno sguardo a casa nostra: sette società di calcio di Serie A (Atalanta, Bologna, Fiorentina, Inter, Milan, Roma, Verona) hanno mani e piedi in Italia, ma la loro proprietà formale ha sede in Daleware, negli USA, dove non si pagano le tasse. Bastano 300 dollari l’anno, e sono a posto. Così, le adoratissime maglie hanno giocatori e sedi straniere (fondi USA, arabe, cinesi ecc); di italiano è rimasto solo il grande imbroglio.
Una domanda sorge spontanea? Quali strumenti hanno le autorità calcistiche italiane, quando cancellano le società di calcio italiane perché, magari, non pagano ni termini l’assicurazione?
Insomma, ci meritiamo Gianni Infantino, Donald Trump ed il falso fasullo Pallone Come tutto il resto.





