Il Duce aveva molti nemici, e se ne vantava. I suoi eredi , che vivono in democrazia, galvolta come indossassero una camicia di forza, ne hanno meno, ma il principio resta: noi o loro. Mentre la politica italiana continua a vivere in trincea. fuori dal palcoscenico del potere, l’amicizia — quella vera — si è fatta più rara, più fragile, più virtuale. Facebook l’ha industrializzata, De Filippi l’ha brevettata, e noi continuiamo a cercarla come un miraggio nel deserto sociale della connessione permanente.
Osiamo proporre un ventaglio delle categorie di amicizia, di sicuro lacunoso,
Amici del cuore. Hanno resistito a tutto, tranne alla sincerità. Ma ti ricordano chi eri, e per questo li ami e li eviti allo stesso tempo.
Amici di una vita. Quelli che ti conoscono da sempre e ti sopportano ancora. Eroi della coerenza emotiva. O abitudine, come il caffè: senza gusto, ma ti manca se non c’è. Forse restano lì, come vecchie fotografie sbiadite: un conforto che sa di tempo perduto.
Amici del “ci vediamo”- Specialisti del rinvio perpetuo. Ogni appuntamento è una promessa senza scadenza. Si nutrono di messaggi vocali da 47 secondi e di promesse che scadono come yogurt.
Potrebbero essere però l’eco gentile di un tempo in cui bastava un’ora per incontrarsi davvero.
Amici del bar Parlano di tutto tranne che di sé. E quando lo fanno, cambiano subito argomento. Ti aspettano ogni mattina, con la tazzina e un “come va?” che vale più di mille chat. Ma sono una specie in via di estinzione. Nei bar si parla poco, ci sono le paninerie, le vinerie, enoteche ecc
Amici di condominio-Più che amici, testimoni silenziosi delle nostre vite e dei nostri pacchi Amazon: Conoscono i tuoi rumori, ma non il tuo nome. Una volta bastava bussare con la scopa: ora neanche i muri si parlano più.
Amici di pianerottolo-Ti sorridono in ascensore ma pregano che tu non apra bocca. Talvolta hanno la stessa espressione con cui controllano se hai pagato le spese. In compenso sanno che ci sei, eppure restano due vite parallele separate da una porta blindata.
Amici e guardati-Ti abbracciano e intanto ti misurano il polso, la carriera e il conto in banca. Hanno paura di volerti bene davvero, perché significherebbe abbassare la guardia.
Amici degli amici-Entità transitive e sfuggenti: ti arrivano addosso come notifiche indesiderate.
La versione umana dei file temporanei: servono, poi spariscono. Li incontri per caso e pensi che il destino, a volte, si diverte a intrecciare fili pericolosi.
Amici social-Ti mettono “mi piace” anche al lutto, ma spariscono se chiedi aiuto. Ti mettono like anche al funerale, ti fanno gli auguri senza sapere chi sei e perché esisti. Rimangono sospesi nei feed, fantasmi di una solitudine condivisa.
Amici immaginari. Ti accompagnano in silenzio, come ombre buone. Spariscono appena arriva qualcuno vero.
Amici televisivi (di Maria)-Professionisti della sensibilità pubblica. Emozione prêt-à-porter.
L’amicizia come share: dura finché serve a piangere in prima serata. Non delude mai (ma questa è solo una supposizione, mai visto Amici.
Il ventaglio è lacunoso, ribadisco. I suggerimenti sono graditi.
Forse la verità è che nessuno vuole più essere solo, ma nemmeno davvero insieme. Che cerchiamo visibilità e fingiamo di essere circondati da amici, barando con noi stessi. Sospettiamo che l’amicizia “generalista” oggi sia un contratto a tempo determinato, firmato in emoji e revocabile con un click. Alla fine non mancano gli amici: mancano le occasioni di esserlo senza chiedere nulla, che non sia l’amicizia stessa.
Forse non cerchiamo amici, ma testimoni gentili del fatto che siamo ancora vivi.





