Alan Rusbridger su Internazionale pone l’accento su una questione che ha conquistato l’attenzione del mondo inntero grazie, meglio sarebbe dire “a causa” di Elon Musk, il quale promuove la libertà d’espressione senza limiti con il suo X. Via libera, insomma, alle fakes. “La libertà d’espressione, sostiene l’utorevole Alan Rusbridger, ” è una questione di norme sociali ed equilibri legali. Non è un diritto assoluto, tranne che nella mente di libertari come Elon Musk. Perfino lui, chiosa Rusbridger, dev’essere consapevole del fatto che è meglio non urlare “Al fuoco!” dentro un cinema
Negli ultimi anni, il tema della libertà d’espressione ha assunto un ruolo centrale nel dibattito pubblico, alimentato in gran parte dall’evoluzione dei social media e dalle dichiarazioni di personaggi come Elon Musk, promotore di una visione quasi assolutistica di questo diritto. Tuttavia, come sottolineato da Alan Rusbridger, la libertà di espressione non può e non deve essere considerata un diritto senza limiti. Al contrario, è un delicato equilibrio tra norme sociali e leggi, essenziale per il mantenimento di una società democratica e civile.L’idea di libertà d’espressione come diritto assoluto, senza alcun tipo di restrizione, è una visione che spesso ignora i rischi insiti in una comunicazione senza filtri. Se da un lato, infatti, la libertà di esprimere il proprio pensiero è uno dei fondamenti delle società democratiche, dall’altro, tale diritto non può essere usato come pretesto per diffondere informazioni false o dannose.
Rusbridger ci ricorda un esempio emblematico: anche Elon Musk, nella sua difesa senza compromessi della libertà d’espressione, non potrebbe tollerare che qualcuno gridasse “Al fuoco!” in un cinema affollato, sapendo che tale azione potrebbe causare panico e feriti. La libertà d’espressione comporta delle responsabilità. La comunicazione non avviene nel vuoto, ma all’interno di un contesto sociale fatto di regole condivise e di equilibri fragili. Consentire una totale anarchia comunicativa significherebbe mettere a rischio la stabilità sociale, esponendo le persone a manipolazioni e disinformazione.
L’acquisto di Twitter (ora X) da parte di Elon Musk ha sollevato nuove preoccupazioni riguardo alla direzione che sta prendendo il dibattito globale sulla libertà d’espressione. Musk ha da sempre promosso una visione libertaria del discorso pubblico, affermando di voler dare voce a tutti, indipendentemente dalle conseguenze. Tuttavia, tale approccio, come osservato da molti critici, può avere conseguenze pericolose.
Nel promuovere una piattaforma aperta a ogni tipo di contenuto, Musk ha di fatto abbassato le barriere per la diffusione di fake news, incitamento all’odio e teorie del complotto. Questo approccio, in nome di una presunta “democratizzazione” della comunicazione, rischia di compromettere la qualità del dibattito pubblico. Le piattaforme social come Twitter (X) hanno un’enorme influenza sulla percezione della realtà da parte del pubblico. Consentire la diffusione incontrollata di informazioni false non è un’espressione di libertà, ma piuttosto una minaccia alla coesione sociale e alla verità stessa.
Come sottolinea Alan Rusbridger, il dibattito attorno alla libertà d’espressione non può essere separato da un discorso più ampio sul contesto legale e sociale in cui essa si manifesta. La libertà d’espressione è un diritto sancito dalle Costituzioni di molti Paesi, ma non è un diritto assoluto. In quasi tutte le democrazie moderne, esistono delle limitazioni a questo diritto, stabilite per proteggere il benessere pubblico. La diffamazione, l’incitamento alla violenza e il discorso d’odio sono esempi di espressioni che, pur rientrando formalmente nella sfera della comunicazione, possono essere legalmente limitate per evitare danni collettivi.
Inoltre, i tribunali hanno più volte stabilito che, sebbene la libertà d’espressione sia un principio fondamentale, essa deve essere bilanciata con altri diritti, come la sicurezza e la protezione della dignità delle persone. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha spesso affermato che la libertà di espressione comporta doveri e responsabilità, e che tali doveri possono includere restrizioni formali, necessarie in una società democratica.
In questo contesto, il ruolo dei media tradizionali e delle piattaforme digitali diventa cruciale. I giornalisti e gli editori hanno sempre avuto il compito di garantire che le informazioni diffuse fossero verificate e accurate. Tuttavia, con l’avvento dei social media, il controllo della qualità delle informazioni è diventato sempre più difficile. Le piattaforme come Twitter e Facebook, che si presentano come semplici intermediari, hanno evitato per anni la responsabilità per i contenuti che ospitano.
Oggi, però, con l’aumento della disinformazione e del discorso d’odio, queste piattaforme sono chiamate a giocare un ruolo più attivo nel monitoraggio e nella moderazione dei contenuti. Il modello di business che premia il coinvolgimento a scapito della verità ha reso il panorama informativo più fragile e polarizzato. I governi e le organizzazioni internazionali devono stabilire delle regole chiare per evitare che le piattaforme digitali diventino veicoli di disinformazione.
Il dibattito sulla libertà d’espressione, sollevato da Alan Rusbridger e altri, pone domande fondamentali sulla natura stessa della comunicazione in una società moderna. Se da un lato è essenziale preservare il diritto di esprimere le proprie idee, dall’altro non si può ignorare il potenziale dannoso di una comunicazione senza regole. La libertà d’espressione non deve essere utilizzata come scudo per la diffusione di falsità o per incitare all’odio. Un approccio equilibrato, che rispetti i diritti fondamentali ma riconosca anche la necessità di proteggere il bene pubblico, è l’unica strada percorribile per garantire una società democratica e informata.
In definitiva, è cruciale che la libertà d’espressione venga trattata non come un diritto assoluto, ma come un valore che va bilanciato con responsabilità e buon senso. Senza questi elementi, il rischio è di cadere in una spirale di caos informativo che minaccia la stabilità delle nostre democrazie.
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