I Dati sono il patrimonio inalienabile del nostro tempo, valgono più degli immobili, delle materie prime, dei prodotti finanziari, dei tesori d’arte. L’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, deve tutto ai dati, raccolti attraverso gli acquirenti della sua Tesla, più che alla vendita delle automobili elettriche. E’ grazie alla profilazione dei dati, che Putin ha aiutato Donald Trump a diventare presidente, e che Donald Trump, presidente USA, ha incoraggiato i brexit a uscire dall’EU.
Il possesso delle informazioni è stato sempre l’elemento determinante di ogni conflitto disputa, competizione, in ogni tempo. Ciò che è cambiato, è il flusso delle informazioni, il loro uso urbi et orbi e la loro invasività. I Dati informano e disinformano. Come ogni altro strumento di progresso, aiutno l’umanità a stare meglio, o a stare peggio.
L’Italia si è rivelato un mercato generoso per gli spioni di Dati. In meno di un biennio è stato scoperto un florido dossieraggio, un’attività di intelligence illegale, che ha utilizzato profili personali di quasi un milione di cittadini, ed ha interessato istituti di credito, compagnia telefonica, Ministero di Grazia e giustizia e Ministero delll’Interno. Sono state violate le banche delle forze di polizia e vendute le “copie forensi”, dove si trova ogni cosa su tutti i protagonisti, diretti ed indiretti, di ogni caso giudiziario. La più recente inchiesta, nata a Milano, sulla Agenzia di investigazione Equilizer, ha trattato ben 160 mila dossier di altrettanti cittadini, grazie alle relazioni ed al ruolo di coloro che la governavano. Un investimento che ha fruttato ad Equilizer quasi quattro milioni di euro in pochi anni. IL successo delle investigazioni non è dovuto a hacker super esperti, ma al possesso delle chiavi di accesso delle banche dati.
Chi sono gli acquirenti, i committenti e com’è che non ci si sia accorto di niente? Il valore del mercato, dei cittadini spiati e la loro qualità (uomini e donne delle istituzioni, politica, finanze, impresa ecc), ma soprattutto il numero dei dossier elaborati e venduti, obbliga a due ipotesi: il progetto di un golpe “bianco”, la presa del potere attraverso il ricatto, la minaccia, l’estorsione ed altri strumenti di pari qualità e misura o la mano degli addetti ai lavori che hanno le chiavi di accesso, direttamente o di seconda mano, ed hanno agito in assenza di alert, la dotazione essenziale per sventare gli accessi illegali.
L’ossessione complottista e il sospetto sugli avversari politici sono finora prevalse. Depistaggio, di fatto; peggio se elaborato in buona fede. La peggiore reazione, dunque; c’è da aspettarsi una sventagliata di nuovi reati e appesantimenti di pena, piuttosto che di un reset radicale della protezione e controllo delle banche “sensibili”?
Il rischio è grave. Fra gli acquirenti dei dati riservati potrebbero esserci servizi di paesi non amici. Non è solo una guerra fra guardie e ladri, impegnati nell’uso sofisticato delle tecnologie. I Dati, è bene ricordarlo, permettono di influenzare l’opinione pubblica, modificare la cultura e il modo di pensare. L’Italia politica, per fare un solo esempio, privilegiava la navigazione di bolina, ad ogni competizione elettorale, quella andatura che permette di risalire il vento: i partiti brindavano al successo guadagnando mezzo punto percentuale, oggi possono scomparire e conquistare il traguardo, controvento, grazie alle preziose miniere dell’informazione, le banche dati.