Francesco abbandona la misericordia, trova assassini e sicari

Le donne che praticano l’aborto sono delle assassine, perché commettono un omicidio quando non fanno nascere i loro figli; e i medici che non sono obiettori di coscienza, sono sicari di assassine. Papa Francesco ha reso questa agghiacciante dichiarazione ai giornalisti durante il volo che lo ha riportato a Roma, dopo la visita in Belgio, durante la quale ha annunciato il processo di beatificazione di Re Baldovino, che abbandonò il trono per un giorno al fine di non firmare la legge che legalizzava l’aborto nel suo Paese. Un santo rifiuto, ma anche un atto irrispettoso verso la Costituzione belga, che obbliga il capo dello Stato a controfirmare le leggi del Parlamento senza eccezione alcuna. Il governo della Chiesa è un mistero difficile, deve conciliare le ragioni della fede, che è un ossimoro, con quelle di uno Stato democratico, dove sono cittadini, a maggioranza, attraverso i loro parlamentari, a decidere quel che è meglio o giusto fare.

Ciò che il Capo della Chiesa cattolica giudica sbagliato, blasfemo, ingiusto, insano e così via, ha valore infatti per coloro che praticano la religione di Papa Francesco; il Pontefice parla a tutti, ma soprattutto ai credenti, li ammonisce, talvolta li punisce. Le sue sanzioni non sono terrene, ma divine. Chi non obbedisce alle nome religione che ha scelto e professa, commette un peccato, veniale o mortale a seconda della sua gravità; ma non finisce tuttavia in carcere, semmai all’inferno, che è la peggiore delle condanne per il credente.

Le leggi nazionali, e fra queste la legge italiana sull’aborto, non considera reato l’interruzione della gravidanza, non commina alcuna pena. La cittadina che interrompe la gravidanza e il medico che pratica l’aborto non trasgrediscono la legge. Il medico può rifiutarsi di praticare l’aborto se è un credente che non vuole tradire la sua fede religiosa.

Il peccato non è un reato, i cittadini che peccano non sono delinquenti, mascalzoni, o addirittura assassini, perché non devono rispondere davanti alla legge dei loro atti, compiuti in piena libertà di coscienza, e legittimi secondo le norme in vigore. Ciò non significa, ovviamente, a prescindere dal credo religioso, che alcuni atti, e l’interruzione di gravidanza è uno di essi, non procurino sofferenza morale. Non si rinuncia a far nascere il figlio che si ha in grembo con leggerezza. Nonostante l’aborto sia legale, è innegabile che la decisione di interrompere una gravidanza sia spesso accompagnata da sofferenza e tormento. È una scelta dolorosa per molte donne, e criminalizzarne le protagoniste può peggiorare il senso di colpa e la sofferenza. Il rispetto della dignità della persona dovrebbe essere al centro di ogni discorso pubblico, inclusi quelli della Chiesa.

Né le cittadine italiane, né i medici non obiettori di coscienza, vanno indicati alla coscienza popolare, come assassini e sicari. Hanno anzi il diritto di essere salvaguardati e la dignità della persona rispettata pienamente. Le donne, dovremmo dire la Repubblica italiana, si sono conquistate il diritto di decidere della loro vita e del loro corpo dopo una lunga stagione politica segnata dai voti del Parlamento prima e dai Referendum poi. E’ stato un esemplare seppur tormentato processo democratico, durante il quale la Chiesa di Roma, com’è giusto che fosse, ha esercitato la sua influenza nei luoghi di culto e fuori da essi.

Il magistero della Chiesa, e quello di Francesco, sin dall’inizio del suo Pontificato ha intrapreso un cammino rispettoso di ogni fede, credenza, idea. I credenti di altre religioni sono fratelli in Dio, e coloro che non hanno una fede religiosa ma civile, meritano rispetto. Papa Francesco ha predicato la misericordia, che non è solo comprensione delle ragioni dell’altro, è anche un comportamento morale laico che obbedisce alla coscienza (“chi è senza peccato…”). Durante il volo dal Belgio all’Italia, la misericordia è stata abbandonata. Francesco ha parlato da un pulpito che non sembrava suo, ed invece lo era. Con la conseguenza che il “suo” popolo è diventato un popolo di assassini e sicari.

 Questo linguaggio forte e diretto, per quanto conforme alla posizione dottrinale della Chiesa cattolica sull’aborto, ha segnato un netto contrasto rispetto alla tradizionale postura misericordiosa e inclusiva che Papa Francesco ha spesso incarnato. Papa Francesco aveva adottato un approccio più compassionevole, parlando di accoglienza e comprensione verso chi vive situazioni difficili.

 Le parole utilizzate durante il volo dal Belgio segnalano un cambiamento di tono, quasi una rottura con il percorso di dialogo e apertura che aveva caratterizzato il suo pontificato. Papa Francesco è stato eletto con la promessa di una Chiesa più aperta, inclusiva e misericordiosa. Le sue parole sull’aborto sembrano distanti dalla misericordia che ha promosso. Forse è un segnale di quanto la questione dell’aborto resti profondamente divisiva, anche all’interno della Chiesa. Le dichiarazioni di Papa Francesco segnano un momento cruciale nel suo pontificato.

 

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