I droni di Angelucci contro la sinistra, Stellantis e i suoi giornali giocano in difesa

Stellantis presidia grandi giornali d’informazione, come Repubblica, La Stampa, il Corriere della Il Re Mita della Sanità privata, Angelucci, deputato nazionale della Lega, possiede i quotidiani più aggressivi verso l’opposizione di sinistra, come Libero e Il Giornale, e influenza, a quanto. Pare, anche La Verità e Il Tempo. I primi mantengono un à plomb professionale, le loro valutazioni sull’operato del governo sono severe, in specie Repubblica e La Stampa non risparmiano critiche, ogni editoriale o analisi politica, economica, sociale denunce errori e “violenze” del governo di centrodestra, la cui mission, possible, è creare un regime autoritario o quasi. Ma i fondamentali del giornalismo restano in piedi, i titoli annunciano notizie, c’è ancora informazione, seppur trattata in un’ottica di opposizione. Il Corriere della Sera, è più cauto, ma non fa sconti al governo.

I giornali di Angelucci, invece, ereditano la consuetudine dei manifesti murali, i titoli sono gridati a tutta pagina (la prima), e esprimono pesanti valutazioni sui comportamenti, le scelte, le attitudini, le consuetudini dei leaders dell’opposizione. Non c’è la notizia, non c’è il fatto, ma il giudizio, sprezzante, sull’episodio. La narrazione “salta” l’informazione, va al nocciolo della questione, aggredisce il nemico, servendosi del bazooka. I giornali di Angelucci svolgono un prezioso lavoro di contrasto e di copertura dell’attività di governo, sono un plotone d’esecuzione più che organi d’informazione.

Angelucci deve molto all’attuale governance istituzionale, il successo delle sue cliniche private, che regalano grandi soddisfazioni alla proprietà, e compensano abbondantemente le perdite, molto alte, che i giornali-manifesto realizzano.

Il contesto è, tutto sommato, chiaro. Non sorprende perciò che Stellantis non sia trattata dal governo con i guanti gialli, come nel passato, e che anzi la premier, Giorgia Meeloni, abbia avuto di recente grande considerazione per Elon Musk, uno degli uomini più ricchi del pianeta, trumpiano di ferro, e soprattutto proprietario di X (il cinguettio passato di mano) di una casa automobilistica, la Tesla, l’auto elettrica più iconica d’America. Incontri e scambi di cortesie, foto molto commentate, che lasciano presagire qualcosa di importante, forse dopo le elezioni presidenziali USA. Dipenderà dall’esito della disputa in corso fra Trump e la Harris.

La Tesla al posto della Stellantis, ex Fiat Chrysler? E’ una suggestione, un monito o una minaccia? Lo sapremo dai giornali vicini a Stellantis? Per il momento John Elkan, capo di Stellantis, ha risposto incontrando il “dirimpettaio” di Musk, Mark Zuckerberg, al top grazie a AI e FB.

Dobbiamo aspettarci altro, comunque. Lo sbarco di Tesla in Italia, dopo l’internazionalizzazione della Fiat, non sarebbe una buona notizia. E’ come abbandonare, tradire la storia del Paese, legata ai grandi marchi, come la Fiat, l’Alfa Romeo e la Lancia.

Facciamo il punto, la questione è rilevante sia a livello politico e industriale, ed ha risvolti nel campo dell’informazione. Il governo italiano, con Fratelli d’Italia in prima linea, mette nel mirino Stellantis e la famiglia Agnelli-Elkann, principali azionisti del gruppo automobilistico. L’esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, critica l’operato di Stellantis in Italia, sostenendo che il gruppo manca di una visione, di una leadership paragonabile a quella di Sergio Marchionne e di prodotti innovativi per il mercato. La tensione si intensifica sul fronte industriale e strategico: il governo sospetta che Stellantis possa abbandonare progressivamente l’Italia. Inoltre, l’azienda è chiamata a chiarire la decisione, presa durante la pandemia, di produrre mascherine, scelta ritenuta dubbia e che verrà esaminata anche dalla Commissione Covid. Anche la recente sostituzione di Maurizio Molinari alla guida di Repubblica, giornale del gruppo Gedi (di cui Elkann era presidente fino a poche settimane fa), è vista come un segnale di distensione. In sintesi, la crisi tra il governo Meloni e Stellantis riflette un malessere più ampio nei confronti della politica industriale italiana e delle pressioni internazionali.

Segui Salvatore Parlagreco su: