La Lega sconfessa Giorgetti. Il commento in versi sciolti nella neolingua del Ministro Giuli

La Lega, attraverso i suoi leader più influenti, ha detto che la manovra finanziaria del governo non è la sua manovra. La disconosce, dunque. Ma la manovra porta la firma di un suo Ministro, Giorgetti, che è il titolare del dicastero dell’economia. In versi il commento con le parole del Ministro Giuli, che aveva previsto…il cambiamento  di paradigma,

Son Giuli e mia è la nuova lingua
che danza fra gli abissi dell’“infosfera”,
il paradosso qui che fa rovina
è l’ombra che da dentro s’incamera.

Giorgetti, che siede e firma atti,
è Ministro e fantasma in una volta sola:
la Lega, che lo nega, eppure s’aggrappa ai fatti,
lo sconfessa in dissenso, ma non molla la poltrona.

Resta il gioco degli specchi, della voce
che afferma e nega, dello stare senza essere:
è un governo che al governo si rivolge
ma, dentro, non si specchia nel riflesso del suo cedere.

Così, tra il dire e il disdire, si consuma
la farsa di un partito a mezza strada,
che disconosce il timone della sua stessa trama,
e guida al timone il peso di chi non sfida.

Se “vorticoso” è il movimento, e dico
che qui nel “paradigma” si ribella
la Lega al Ministro di suo appiglio,
è una giravolta senza stella.

Si narra d’un governo che si sfalda,
d’un corpo che s’ignora nella forma,
un partito che resta, ma non salda
le promesse, confuso in altra norma.

 

E intanto quel “processo alla tecnica e al futuro”
è un verbo che persiste, non s’attenua:
si tiene stretta un’ombra senza muro,
nel dubbio s’annaspa e si frena, ma continua.

L’entusiasmo e l’apocalittica ventura
del mutamento eterno della scena:
non resta che guardare con paura,
restando al vertice, eppur col cuor di schiena.

 

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