La strategia della distrazione: si controlla il consenso deviando l’attenzione dalle questioni che contano

La crescente polarizzazione tra destra e sinistra si basa spesso su battaglie simboliche che, pur avendo un grande impatto mediatico, offrono soluzioni superficiali o di breve termine ai problemi del Paese. Ad esempio, questioni come la gestione del Reddito di Cittadinanza o l’approccio alle riforme del lavoro vengono affrontate più attraverso slogan e polemiche che tramite un serio confronto sulle loro conseguenze a lungo termine. In parallelo, le sfide sistemiche, come la crisi climatica o la transizione digitale, ricevono una copertura mediatica discontinua e spesso frammentaria, impedendo una comprensione profonda delle opportunità e dei rischi che queste trasformazioni comportano. In questo modo, il pubblico rimane intrappolato in una narrazione che privilegia il momento contingente rispetto a una visione di lungo periodo.

Noam Chomsky, nel suo saggio “Le dieci regole della manipolazione mediatica”, evidenzia come il controllo delle masse passi spesso attraverso strumenti sottili ma potenti, come la strategia della distrazione. Questa tecnica mira a distogliere l’attenzione del pubblico dalle questioni cruciali, imponendo un flusso continuo di informazioni secondarie, irrilevanti o, in alcuni casi, puramente di intrattenimento. Lo scopo di tale strategia è duplice: da un lato, minimizzare il dibattito pubblico su temi di interesse collettivo, dall’altro, impedire che i cittadini sviluppino una conoscenza approfondita delle dinamiche fondamentali che regolano la società, in settori come l’economia, la politica e la tecnologia.

Nel contesto politico italiano attuale, questa dinamica assume connotati particolarmente rilevanti. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una proliferazione di tematiche “di superficie” nei media, con un’enfasi sproporzionata su argomenti di scarso impatto sociale, come gossip, cronaca rosa e fatti di costume. Al contempo, questioni politiche cruciali, come le riforme economiche, le disuguaglianze sociali o le sfide derivanti dalle nuove tecnologie, spesso non trovano lo spazio di discussione approfondita che meriterebbero.

 Uno degli elementi chiave della strategia della distrazione, così come delineata da Chomsky, è il controllo dell’agenda mediatica da parte di élite politiche ed economiche. Questo controllo si manifesta nell’abilità di determinare quali siano le priorità discusse dal pubblico. In Italia, ciò è evidente nell’abilità del governo e dei partiti che lo sostengono, di indirizzare la narrazione su questioni simboliche o su controversie facilmente polarizzabili, come l’immigrazione o la sicurezza, declinate come facce della stessa medaglia (falsamente) distogliendo l’attenzione dai veri problemi della sicurezza testimoniati dall’alto numero di morti nei cantieri di lavoro o nella mobilità nazionale, o ancora problemi strutturali come la stagnazione economica o l’invecchiamento della popolazione, la stagnazione della produttività, il deficit del bilancio statale o le crescenti disuguaglianze economiche tra Nord e Sud. Tale spostamento del focus permette di evitare un dibattito sostanziale su questioni che potrebbero influenzare negativamente l’attuale governo.l tema dell’immigrazione, sicuramente rilevante, viene spesso utilizzato come una leva emotiva per distogliere il pubblico da questioni altrettanto, se non più cruciali,.

Il ruolo dei media è cruciale nella perpetuazione di questa strategia, l’agenda mediatica lascia poco spazio a dibattiti approfonditi su temi che non suscitano immediate onde emotive. Anche l’informazione politica tende a concentrarsi sugli aspetti più superficiali del conflitto tra i partiti, trasformando il dibattito pubblico in uno spettacolo mediatico, piuttosto che in uno strumento di crescita collettiva e consapevolezza sociale.

Chomsky descrive questo fenomeno come una sorta di “anestetizzazione delle coscienze”, un processo in cui l’individuo viene progressivamente privato del tempo e degli strumenti per pensare criticamente e riflettere su ciò che davvero influisce sulla sua vita quotidiana. Il cittadino viene ridotto a un consumatore passivo di informazione, incapace di distinguere tra ciò che è veramente importante e ciò che è puramente decorativo o manipolatorio.

L’analisi di Chomsky sulla strategia della distrazione ci invita a riflettere criticamente sul ruolo che le élite politiche ed economiche, insieme ai media, giocano nel plasmare la nostra percezione della realtà. In un contesto come quello italiano, dove il dibattito politico è spesso polarizzato e frammentato e diventa fondamentale trovare strumenti per riportare l’attenzione sui problemi reali del Paese,. Solo così sarà possibile uscire da quel “ritorno alla fattoria” evocato da Chomsky e costruire una società più giusta e consapevole.

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