La vita grama dei peones in Parlamento: credere, obbedire e votare

Il Sole 24Ore (4.10.24) pubblica i dati forniti da Open polis, che svolge una costante opera di monitoraggio del lavoro parlamentare. I dati confermano il Canale privilegiato dell’esecutivo rispetto al Parlamento nell’iter delle proposte di legge. Resta il controllo e la vigilanza sull’attività di governo, prerogativa dell’opposizione, che si esplica attraverso le interrogazioni, le interpellanze e gli ordini del giorno e le mozioni di sfiducia.  Un compito importante, che tuttavia, raramente viene gratificato da successi politici, perché non sono previste sanzioni anche nel caso in cui il governo venga colto in fallo. L’attività legislativa dei parlamentari, invece, è nelle mani del governo, che è espressione dei partiti di maggioranza, generalmente retti secondo regole ferree che assegnano a pochi il potere decisionale. E’un imbuto, insomma, nel quale è davvero difficile entrare,

Complessivamente, solo il 5% delle proposte di legge presentate dall’inizio della legislatura è diventata legge concludendo il percorso positivamente: 144 leggi approvate su 2,9 mila proposte presentate. I disegni di legge in discussione sono 543, e di essi solo il 10%, pari a 55, ha ricevuto ì’approvazione da un ramo del Parlamento. Le restanti 2.143 proposte non hanno nemmeno iniziato il percorso. Questo largo “fuori corso”, peraltro prevedibilissimo, è stato battezzato come “Ddl fuori dai radar” o  “Ddl fantasma”.  Naturalmente Il 95% delle proposte, pari a 2.045 è di iniziativa parlamentare.

Ben diversa la sorte delle proposte governative: appena 12 sulle 183 totali subiscono qualche inciampo, cioè il 6,6%, mentre le proposte già divenute legge sono il 59%. Le iniziative parlamentari che hanno avuto successo sono solo 36 pari all’1,34%.I disegni di legge di iniziativa ammontano al 78,3%; le proposte di iniziativa regionale al 79,3%, quelle di iniziativa popolare raggiunge l’81,8%.

L’alto numero dei flop parlamentari dovrebbe scoraggiare le iniziative legislative di deputati e senatori. I presentatori o semplici firmatari di ddl conoscono la sorte infausta della loro proposte, eppure non si tirano indietro. L’ottimismo non c’entra, nemmeno l’esito della proposta. Il lavoro parlamentare da sottoporre al giudizio dell’elettorato, è fatto an he di viaggi della speranza; senatori e deputati hanno la necessità, ed è legittimo, di dimostrare la loro buona volontà, insomma devono fare sapere di non avere scaldato la sedia e se il lavoro non è stato coronato da successo, la colpa va attribuita alle cose come stanno…

L’attivismo parlamentare, tuttavia, non è un dato che può essere sempre ed in ogni sbandierato, perché ci sono parlamentari che non mettono piede in Parlamento, qualunque sia l’ordine dei lavori dell’aula. Non ci vanno e basta. Ci sono casi limite, parlamentari sconosciuti ai commessi ed agli uscieri delle due Camere: non si sono presentati in aula nemmeno una volta nel corso dell’intera legislatura e, ciò nonostante, ricevono l’attestato di fiducia degli elettori a fine mandato. Questo è possibile perché la legge elettorale non permette all’elettore di fare alcuna selezione, assegna la fiducia al partito, o meglio ad una ristrettissima cerchia di dirigenti, talvolta sulla tolda di comando c’è una sola persona, che stabilisce le gerarchie della lista. Chi sta in testa alla lista  torna in Parlamento, a prescindere da meriti o demeriti, e chi sta in coda non ci andrà mai. Il trattamento di favore, che ha procurato l’elezione, viene ripagato dai volenterosi, gratifica i cosiddetti peones, coloro che si recano disciplinatamente in aula per votare le proposte di legge decise dal governo, su cui non hanno potuto nemmeno esprimere una opinione.

Il quadro non è roseo. Eppure, la repubblica parlamentare, così maltrattata, ha bisogno di essere protetta, perché c’è una iniziativa parlamentare del governo, che intende privare le Camere di prerogative di estrema rilevanza, come la fiducia al governo, grazie all’elezione diretta del Premier.

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