Da Sangiuliano a Giuli, il Ministero della Cultura ha percorso in poche ore, un viaggio nel tempo prodigioso. Il linguaggio e la comunicazione, due facce della stessa medaglia, sono mutati così profondamente da suscitare sorpresa e porre domande; se, per esempio, sia più popolare, e quindi democratico, il linguaggio dell’ex Ministro, scivolato sulla Boccia, o quello del suo successore, Giuli, che nel suo debutto ha selezionato i destinatari della sua comunicazione sulla base dei saperi neotecno della quarta rivoluzione industriale. Questo passaggio è segnato da un brano di un discorso del Ministro Giuli, diligentemente ripreso da Massimo Gramellini sul Corriere della Sera (8.10.24), per darne conoscenza ai suoi lettori.
Ecco il brano: «Di fronte a un cambiamento di paradigma — la quarta rivoluzione epocale, delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione per- manente dell’infosfera globale — il rischio che si corre è duplice e speculare. L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della iper-tecnologizzazione e, per converso, l’apocalittismo difensivo, che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro, intese come una minaccia. Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni tristi?».
Gramellini esprime serie perplessità sulla forma adottata dal Ministro, teme anzi che Giuli abbia scelto “l’incomunicabilità”, forse per dribblare la trappola delle gaffe nella quale più volte è caduto Sangiuliano. E non si sottrare al compito di spiegare: Azzardo volesse dire che le nuove tecnologie non vanno né esaltate né demonizzate. Ma allora perché non l’ha detto? “
Come avrebbe dovuto parlare ai suoi interlocutori, deputati e senatori? Abbiamo girato la domanda ad AI, perché la sua riproposizione non sia inquinata da sentimenti e risentimenti umani. Questo il suo verdetto: Davanti a una grande trasformazione — la quarta rivoluzione epocale, caratterizzata da un mondo sempre più digitale e interconnesso — ci troviamo di fronte a due rischi principali. Da un lato, c’è l’atteggiamento di chi accetta passivamente il progresso tecnologico, senza riconoscerne i potenziali pericoli. Dall’altro, c’è chi, al contrario, guarda con pessimismo e paura a questi cambiamenti, rimpiangendo un passato idealizzato e vedendo la tecnologia e il futuro come minacce. Ci stiamo forse trovando in un’epoca in cui prevalgono le emozioni negative e la sfiducia?
Il retropensiero di Gramellini, tuttavia, va trascritto, perché offre ai lettori l’opportunità di mostrare nei fatti che AI e l’intelligenza umana (di Gramellini) possono convivere magnificamente senza darsi di gomito: AI dà prova magistrale della sua abilità artigianale, il giornalista offre una splendida testimonianza della insostituibile intelligenza umana,
“Le ipotesi sono tre”, scrive Gramellini, per esplorare le intenzioni del Ministro. “La prima è che Giuli sia un buontempone e abbia pronunciato quei paroloni al puro scopo di godersi le facce dei parlamentari, per alcuni dei quali già «aò, li mortacci» rappresenta un pensiero complesso. La seconda è che sia il classico intellettuale italiano — di destra o di sinistra, in questo non ci sono differenze — incapace di distinguere profondità e oscurità. La terza ipotesi è che Giuli sia un genio e abbia scoperto il modo per scansare le gaffe in cui il suo predecessore era maestro. Come si fa a capire quando uno dice una sciocchezza, se non si capisce un tubo di quello che ha detto?”