Pupi di zucchero e frutta martorana o la Zucca di Halloween? La festa dei morti è…

l bello di Ognissanti e i lati oscuri di Halloween, titola Famiglia Cristiana. La Commemorazione dei defunti ha avuto, ed ha, un posto di riguardo nella mia storia personale: mi riporta indietro all’infanzia, l’adolescenza, la giovane età, gli anni in cui ricevevo, doni che “i morti” depositavano -preferibilmente sotto il letto – la notte del 2 novembre. Erano i nonni a pensare a me, i nonni che non avevo conosciuto o di cui non ricordavo nulla. Nell’attesa della notte in cui i nonni sarebbero arrivati, i miei genitori raccontavano aneddoti, consuetudini e virtù di coloro che non c’erano più.ma che grazie ai doni non erano andati via del tutto.

 

La “festa dei morti”, così la chiamavamo,  è stata sostituita, o comunque resa marginale, da Babbo Natale prima e da Halloween poi. Ci siamo impoveriti, soprattutto nel Meridione d’Italia, la Sicilia, dove la “festa dei morti”, con i pupi di zucchero e la frutta martorana, ci consegna il ricordo e l’amore per i nostri cari. Di Halloween so poco e niente, dolcetti e scherzetti, storie da incubo proiettate al cinema, e conservo la memoria di una festa in maschera, una sorte di Carnevale, che ho vissuto durante il mio soggiorno a Whashington. Ho ragione di dispiacermi della perdita?

La Festa dei Morti è una celebrazione dalle radici antiche e profonde, particolarmente sentita nel Sud Italia, e in modo speciale in Sicilia. Il 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, non è solo una ricorrenza religiosa ma una vera e propria tradizione culturale. In passato, i bambini si svegliavano al mattino sperando di trovare i doni lasciati dai defunti della famiglia, un rituale che aveva il compito di trasmettere loro l’affetto dei cari scomparsi e di mantenerne vivo il ricordo. Era l’occasione per raccontare ai più piccoli storie dei nonni, bisnonni e avi, riunendo il nucleo familiare in un momento intimo, fatto di memoria, rispetto e amore per chi non c’era più.

A questo legame affettivo si aggiungevano simboli e sapori tradizionali: i pupi di zucchero, statuine dolci raffiguranti cavalieri e dame, e la frutta martorana, frutti realistici fatti di pasta di mandorla.

Questi dolci non erano solo dessert, ma vere opere d’arte, tramandate dai tempi della dominazione araba in Sicilia e capaci di evocare, per i bambini, un senso di festa e di meraviglia.

Oggi, tuttavia, questa celebrazione rischia di essere offuscata da festività di importazione come Halloween, che ha preso piede anche in Italia. Halloween, nata dalle antiche tradizioni celtiche come la festa di Samhain, era originariamente un rito di passaggio, il momento in cui il mondo dei vivi e dei morti si sfioravano. Con l’arrivo del Cristianesimo, molte di queste tradizioni furono reinterpretate, ma il carattere di Halloween in America ha finito per prendere una piega più commerciale e, in alcuni aspetti, oscura. Maschere horror, dolcetti e scherzetti, feste in costume e rappresentazioni macabre sono i tratti distintivi della versione moderna, che spesso, come paventa Famiglia Cristiana, possono banalizzare il tema della morte e ridurre la commemorazione a un divertimento superficiale.

La Festa dei Morti italiana, per contro, preserva un’intimità e una sacralità che si esprimono nei ricordi, nei gesti e nei simboli. In fondo, la “notte dei morti” nella nostra tradizione non serve a esorcizzare le paure, ma a colmare la distanza tra chi è rimasto e chi non c’è più, a creare un filo che lega, attraverso i secoli, tutte le generazioni. Celebrarla non è solo un ritorno al passato, ma un atto di continuità e rispetto che arricchisce chi la vive.

 

 

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