Vita, morte e miracoli dell’Inciucio, terreno di snipers e rivoluzionari

 

 

Ogni trasgressione alla linea di comando è bollata come un inciucio, cioè un indecente compromesso fra persone che non rispettano i patti e si fanno i fatti loro. Non ha una buona immagine, forse non lo merita. Per tante ragioni. : Insulto ridanciano e quasi scherzoso o imperdonabile tradimento, l’inciucio è un peccato veniale o mortale, a seconda della gravità del contesto e dei personaggi che vi sono coinvolti. Giano bifronte, appare indubbio: il giudizio è legato indissolubilmente al danno che esso procura e non al merito. La parte che ne trae vantaggio non lo registrerà mai come un evento esecrabile, condannato e detestato. Ciò che per alcuni è intrigo, intesa fraudolenta e sottobanco o, nel migliore dei casi, intesa politica vaga, confusa, arruffata, condotta con malagrazia, per altri, che la subiscono, è un patto esemplare fra uomini liberi che si sottraggono alla dittatura della maggioranza, alle inaccessibili ed inaccettabili oligarchie, alle fumose stanze dei bottoni, ormai peraltro indistinguibili dalle stanze comuni.

Quanti hanno il compito di raccontare l’inciucio, tenendo fede alla terzietà che richiederebbe la professione, cioè i giornalisti, ne rimangono invischiati: vengono marchiati con l’accusa di “doppiopesismo”, un atteggiamento codardo ed interessato, qualunque sia il merito della valutazione, le circostanze ed altro. Le presunte“vittime” dell’inciucio o i presunti utilizzatori, avranno sempre motivazioni valide per addebitare alla narrazione un giudizio partigiano.

L’inciucio, insomma, è un serpente a sonagli che striscia dall’inizio dei tempi, in lande paradisiache e che oggi ha trovato il territorio privilegiato, la politica, avvelenando i pozzi e rendendo l’aria irrespirabile. Con successo. Laddove ed allorquando l’inciucio viene denunciato, le prime pagine lo accolgono generosamente e la sua memoria sembra non morire mai.

In “una parola al giorno”, meritevole testata digitale, l’entrata in scena dell’inciucio nella politica nazionale italiana, viene addebitata a Massimo D’Alema, il Rommel della sinistra, arguto, volpino, intelligenza vivida e strabordante al punto da punire se stessa per la voglia di stupire o per una pianificazione dei traguardi così attorcigliata da smarrire perfino le reti neuronali chiamate a vigilarne la efficienza e la efficacia. L’ampia diffusione di questo termine (l’inciucio) si deve all’uso che ne fece negli anni ‘90 Massimo D’Alema in certe sue interviste, specie riferendosi al cosiddetto “Patto della crostata”, con cui avrebbe stretto un accordo con Silvio Berlusconi circa una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive, legge da far naufragare. Intendendo (D’Alema) qualificare questa ipotesi come chiacchiericcio, come illazione, l’effetto di usare questa parola è stato invece quella di farle assumere il senso di una collusione sottobanco fra parti politiche.

 Effetto boomerang, dunque.

 Il Patto della crostata fu un inciucio? La ricerca della verità non ha dato alcun esito, perché i protagonisti l’hanno smentito, in tal modo tuttavia da lasciare l’impronta della sua esistenza, il sospetto. L’inciucio, infatti, ha una caratteristica che lo rende unico: non ha alcun bisogno che divenga un fatto, che ci sia stato effettivamente un episodio di “malapolitica”, una drittata di politicanti “pragmatici”. Si realizza anche quando non si compie, misteriosamente. O meglio, è capace di esercitare una irresistibile seduzione: evocarne la presenza ha il pregio di creare un ambiente, sì malizioso, ma respirabile, perfino desiderabile.

Nonostante i fasti trascorsi, tuttavia, l’inciucio non sta vivendo una stagione lieta. La polarizzazione delle posizioni politiche, il centrodestra arroccato da una parte ed il centrosinistra pur frammentato dall’altra, lo ha reso marginale o quasi. Con alcune eccezioni, di modesto rilievo però. Cose siciliane: le province isolane commissariate da quasi un quarto di secolo, hanno ricevuto dalla Corte costituzionale l’ordine di darsi le amministrazioni democratiche. Elezioni di secondo grado, che non piacciono al centrodestra; questa parte politica, maggioritaria, ha perciò deciso di presentare liste unitarie per mantenere la competitività, ma spera che si trovi un escamotage per rinviare le elezioni, temendo fortemente che a vincere siano gli inciucisti. Che non hanno nome e cognome, né colore politico, bandiera o altro, allo stato delle cose, ma ci sono e sono pronti a colpire: snipers, cecchini, franchi tiratori. Se così stanno le cose, l’inciucio rischia di diventare un atto rivoluzionario e gli inciucisti dei liberatori dall’opprimente dittatura delle maggioranze. O no?

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