La Ballata Albanese, canto di dolore e di bugie

Strofa I
O patria promessa, sogno lontano,
chi bussa alla porta col viso smarrito,
chi cerca la pace, ma trova il rifiuto,
chi fugge da fame, da ferro, da grido.

Hanno occhi scuri e mani vuote,
portano il peso di terre lontane,
sulla riva giungono come profeti,
ma qui, soltanto, paura rimane.

 

Ritornello
Cantano i cuori in cerca di luce,
scontro di voci, di leggi, di mura,
terra promessa si fa prigione,
e il porto sicuro diventa censura.

 

Strofa II
Albania come Guantanamo, eco distante,
per chi fugge il destino d’un mare inclemente.
La legge è parola, la fede promessa,
ma chi decide chi resta, chi muore, chi sente?

Scontro di giudici e di governanti,
sul diritto di chi nulla possiede,
si spezza la fede, si chiude la porta,
l’asilo è negato, giustizia s’arrende.

 

Ritornello
Cantano i cuori in cerca di luce,
scontro di voci, di leggi, di mura,
terra promessa si fa prigione,
e il porto sicuro diventa censura.

 

Strofa III
Per ogni uomo scuro che tenta la sorte,
c’è un Dio che osserva dietro le porte.
Le bugie dipingono volti di colpa,
mentre fame e pelle portano condanna.

Italiani impauriti guardano in basso,
dalla cima di mura e sogni infranti.
Ma l’accoglienza non è solo una voce,
è pane spezzato, è mano che amiamo.

 

Ritornello
Cantano i cuori in cerca di luce,
scontro di voci, di leggi, di mura,
terra promessa si fa prigione,
e il porto sicuro diventa censura.

 

Coda
O ballata di chi cammina lontano,
di giudici, legge e preghiere inascoltate,
se la patria non è di tutti, di chi sarà?
Di chi chiude, o di chi bussa, dimenticato nel nulla?

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