Martedì sera si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, un appuntamento che tradizionalmente rappresenta una prova di forza per la democrazia americana. Ma quest’anno, l’atmosfera è tesa come non mai, e il rischio di gravi disordini interni è tangibile. Donald Trump, ex presidente e figura profondamente divisiva, ha già dichiarato di considerare unicamente la propria vittoria come risultato legittimo delle elezioni. Qualunque sia il verdetto delle urne, l’ex presidente sembra pronto a metterlo in discussione, con implicazioni che, per la prima volta nella storia recente, potrebbero trascendere il semplice dibattito politico e trasformarsi in una lotta aperta.
Il clima politico americano è sempre più polarizzato, e questo avviene in un contesto in cui anche l’ultimo baluardo della democrazia, la stampa, non gode più della stessa autorevolezza del passato. Trump e i suoi sostenitori non esitano a contestare la legittimità di molti media, che a loro volta hanno preso posizioni più marcate, diventando spesso attori stessi del conflitto politico. La crisi di credibilità della stampa, intesa come canale d’informazione super partes, ha indebolito ulteriormente il fragile equilibrio politico. Le dichiarazioni del quotidiano online The Socialpost, che ipotizzano la possibilità di una guerra civile in caso di mancata vittoria di Trump, suonano allarmanti, ma riflettono il timore diffuso che, questa volta, l’esito elettorale possa davvero scatenare tensioni senza precedenti.
Gli episodi di violenza già visti durante le manifestazioni del passato, come quelle scatenate dalle proteste del movimento Black Lives Matter o dall’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, sono segnali che il conflitto latente tra fazioni politiche possa sfociare in scontri più violenti e diffusi. Molti osservatori temono che, qualora Trump dovesse perdere, i suoi sostenitori potrebbero reagire con proteste di massa, potenzialmente capaci di degenerare in atti di insubordinazione civile. L’ombra di una guerra civile potrebbe sembrare remota, ma l’intensità del dibattito e l’ostilità reciproca tra le fazioni politiche fanno sorgere il dubbio che il tessuto sociale americano possa resistere a nuove pressioni.
L’instabilità politica negli Stati Uniti ha sempre avuto ripercussioni anche all’estero. L’America rappresenta un modello di riferimento per la democrazia globale e ogni segnale di fragilità rischia di incoraggiare derive autoritarie altrove. Un’eventuale crisi politica o un periodo di disordini prolungati negli Stati Uniti potrebbero influenzare negativamente le politiche di numerosi Paesi, compresa l’Italia, che guarda agli Stati Uniti come a un alleato e a un partner. La possibilità di assistere a un conflitto interno nella “culla della democrazia” — come alcuni definiscono gli Stati Uniti, nonostante il primato storico della Francia — ha implicazioni inquietanti, specialmente considerando l’effetto che un tale precedente potrebbe avere su altri contesti politici.
Il quadro delineato appare cupo e incerto. Se Trump continuerà a contestare il sistema democratico ogni volta che il risultato non gli sarà favorevole, rischierà di frantumare ulteriormente la fiducia degli americani nelle istituzioni. The Socialpost ha lanciato un allarme profetico e, seppure parziale, coglie il senso di una crisi che potrebbe scuotere le basi della società statunitense. Gli occhi di tutti sono puntati su queste elezioni, consapevoli che gli esiti potrebbero segnare l’inizio di una nuova, pericolosa era di tensioni e divisioni.