Il viadotto crollato In maggio del 2011 a pochi chilometri a Gela, mai ripristinato per volontà della Ferrovie e disinteresse delle istituzioni, spiega in modo eloquente la ragione per la quale il finanziamento del Ponte sullo Stretto, invece che essere salutato come una infrastruttura utile, irrita i siciliani, anche coloro che sono favorevoli alla sua realizzazione. L’indecente abbandono della tratta ferroviaria Gela-Caltagirone ha lasciato senza treni un’area vasta e popolosa.
Non si è trattato solo di inciampi burocratici, disattenzioni politiche, la consueta sciatteria dei governanti, ma anche una scelta industriale di Ferrovie Italiane, che giudicavano la tratta ferroviaria, fatiscente e mal servita, un ramo secco. Quando non si vuole investire nel Sud d’Italia, il servizio subisce una delegittimazione economica – non vale la pena – per giustificare l’ingiustificabile, la sua mancanza e il conseguente disagio. Il trasporto su ferro ha pagato pesantemente nel Mezzogiorno questa strategia dell’abbandono: il ramo secco è tale, economicamente svantaggioso, perché non viene utilizzato a causa della qualità del servizio che offre. Il cane che si morde la coda. Il crollo, si badi bene, che ha di fatto chiuso la stazione ferroviaria di Gela, realizzata una decina di anni prima.
Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) con un comunicato stampa, il 28 luglio 2022 annunciò di avere dato il via alle attività alla ricostruzione del viadotto fra Caltagirone e Niscemi, sulla linea Caltagirone – Gela, dopo circa quindici anni dal crollo del viadotto, il primo e principale intervento finalizzato a riattivare la circolazione sulla linea ferroviaria Lentini Diramazione – Gela e ripristinare quindi i collegamenti tra la città di Gela e Caltagirone.
I collegamenti fra Gela e Catania s sono svolti e si svolgono unicamente su gomma, con bus privati, che sostano presso la stazione ferroviaria di Gela divenuta parcheggio per arrivi e partenze del trasporto pubblico su gomma. Una privatizzazione del trasporto pubblico. Il nuovo viadotto è stato progettato in modo da riprodurre la configurazione architettonica a 17 arcate esistente prima del crollo, e si svilupperà per 413 metri.
L’esecuzione dell’opera era prevista per la durata di un anno, avrebbe dovuto quindi riaprire il traffico ferroviario. Non si hanno notizie sulla conclusione dell’opera. Perché dovremmo. Aspettare con ansia la realizzazione di un’opera, il Ponte, che porterà in Sicilia treni…a binario morto?
 
			 
			







