Mario Sechi – 57 anni, direttore responsabile del quotidiano Libero dal settembre 2023.- è uno dei giornalisti più presente nei talk show italiani. Occupa la top ten di una virtuale classifica degli ospiti fissi. nei network nazionali. La sua esposizione pubblica è dovuta a due circostanze: il ruolo e l’eloquio diligente, pacato e razionale. Per anni ha diretto una agenzia di stampa, l’AgI di proprietà dell’ENI, poi è sbarcato in politica, armi e bagagli, con il centrodestra; anzi, ad essere più precisi, con Giorgia Meloni, che ne ha fatto il suo addetto stampa o spin doctor, forse entrambe le cose. Questo ruolo l’ha mantenuto per un breve periodo, fino a che non ha assunto la direzione di Libero, uno dei quotidiani di proprietà di Angelucci (Il Tempo, La Verità, Il Giornale) , magnate della sanità privata italiana e deputato nazionale della Lega di Salvini. Ed è a questo punto che avviene la metamorfosi. Lo spettatore che sfoglia i giornali italiani, scopre che il pacifico Mario Sechi indossa i panni del fustigatore dell’opposizione, servendosi di armi proprie ed improprie, nel senso buono; in somma diventa il dottor Jekyll e Mr Hyde, incarna la duplicità eternata dal genio di Stevenson.
Aspetto giovanneo e rassicurante, da sparring partner nei talk Mario Sechi non perde l’à plomb: non si arrabbia, è garbato, non sbeffeggia gli interlocutore, anzi ne riconosce le ragioni seppur allo scopo di cogliere in esse i punti deboli. Ha anche un vezzo che lo arruola fra gli esseri pensanti: mentre gli altri parlano, lui prende appunti come uno scolaretto, apre il block notes o s’informa sul cellulare. Si prepara con la scaletta, dove allinea diligentemente le munizioni. Quando arriva il suo turno avvolge il nemico con gli argomenti che ha raccolto ed ottiene l’ascolto. Un signore.
Poi si trasferisce a Libero e Mr Hyde si eclissa, regalando la sua anima al dottor Jekyll. Il giornale è una pentola bollente, un tristo manifesto murale, di quelli che un tempo tappezzavano le mura delle città italiane, lanciando strali ruggenti verso il nemico; niente mezze misure, ricorrevano ad epiteti ed un linguaggio sboccato, talvolta da trivio. Non si fanno prigionieri, i nemici vanno inseguiti e finiti sul campo. Libero non copia quel tempo, allora si comunicava con i manifesti, ma interpreta quei bisogni, eredita quel clima antico, mai sopito. Il nemico è feccia, peggio che feccia. Ed il nemico è la sinistra, tutta intera.
Basta dare uno sguardo alla prima pagina di Libero ed ai suoi titoli, un giorno qualsiasi, gridata da far paura, insinuante da rabbrividire, vistosamente belligerante senza pause, giorni feriali e festivi, per farsi un’idea. La notizia non esiste manco a cercarla con il lanternino: è sostituita dal monito, dallo sberleffo, dall’accusa. Gli avversari sono monnezza.
Mario Sechi, in veste del dottor Jekyll, firma questo giornale, che ha ereditato così com’è oggi, senza apportare alcuna modifica di stile, contenuti, linguaggio e tutto il resto. Nel talk è Mr Hyde, un gentiluomo al servizio della corona, sulla scrivania è Mr Jekyll: sui desk dei computer nomi e immagini diventano bersagli mobili da inseguire e colpire, ad ogni click parte un drone, una carica di cavalleria, un micidiale proiettile. Non c’è scampo per gli avversari.
La calma serafica davanti alle telecamere, il lanciafiamme e le bombe a grappolo sulla tolda di Libero. E’ la divisa di Libero, la pozione che ne fa il dottor Jekyll o nei panni del talker recita una parte che non gli appartiene? Oppure le due anime convivono felicemente e messe insieme fanno di Mario Sechi l’icona dell’uomo comune, di ognuno di noi, giusto come ci ricorda il signor Stevenson?
Ps: ho appreso, grazie a Sergio Rizzo, editorialista di Milano Finanze ospite fisso del Martedì di Floris su La7, che Libero vive del contributo, inconsapevole, degli abbonati Rai, grazie a un Fondo collegato alla Rai Una botte di ferro. Mario Sechi potrà usare il lanciafiamme quanto e come vuole, a prescindere dal numero di lettori che comprano il giornale.
 
			 
			







