Nel bel mezzo del frastuono mediatico, non si è ancora spento l’eco del grande spettacolo di Washington, i padroni del mondo in prima fila e a volto scoperto, Pechino apre un nuovo store, virtuale stavolta, nel quale si può comperare l’intelligenza artificiale con quattro soldi, quasi gratis, e spezza sul nascere i sogni di gloria dei Paperoni che si stavano godendo il primo giorno dell’Avvento,
che consacra l’assunzione al Potere del predestinato, voluta da Dio e dal suo braccio destro per l’occasione disteso e scalpitante. Donald Trump, l’Unto, colto di sorpresa, ha scaricato in tempo reale la colpa del sorpasso ai padroni del Big Data. Poche ore prima dell’annuncio cinese aveva fatto sapere che l’America avrebbe investito 500 miliardi di dollari, completando la conquista del mondo.
DeepSeek, azienda cinese pressocché ignota, ha fatto crollare le azioni AI in Borsa. L’intelligenza artificiale, last minute e low cost lanciata da una startup cinese con il chatbot DeepSeek V3, è diventata l’App più scaricata sull’App Store di Apple, lasciandosi alle spalle negli Usa la nota ChatGpt. Accusato il colpo, dai guri della Sylicon Valley e dagli ambienti vicini alla Casa Bianca hanno cercato di scavare subito una trincea, evocando il pericolo per la privacy e la sicurezza, che Trump qualche giorno fa aveva detto di non temere, concedendo alla cinese Tik-tok di restare negli Usa a condizione che consegni il 50 per cento della proprietà a Elon Musk.
Pechino ha colpito ed affondato la macchina da guerra di Trump e dei suoi finanziatori senza usare armi e munizioni e, a quanto pare, spendendo quattro soldi, a fronte di investimenti enormi nel tempo da pate delle compagnie americane. L’intenzione non era di guastare la festa a Donald, anche se la concomitanza temporale, l’insediamento a la partita con Tik-tok qualche sospetto lo suscita.
Che cosa hanno realizzato i cinesi? Un sistema di intelligenza artificiale che impara più in fretta, è open source, aperta ai fruitori, con qualche limite sui dati di controllo. Esso, spiegano gli esperti, imita se stesso istaurando un processo autonomo, come una catena del pensiero che copia il ragionamento umano, ottenendo anche un risparmio di dieci volte, rispetto al tempo e alla potenza impiegati dagli altri sistemi. La chatbot cinese impara più in fretta ed è più friendly. Colpo grosso, dunque.
Come è stata accolta la novità? Sotto banco, con soddisfazione da parte dei fruitori a nostro avviso. Lo scrivente confessa di avere provato incontnibile compiacimento e di non sentire il bisogno di nascondere tale sentimento, nonostante i rischi che comporta una posizione di forza di Pechino in un settore vitale per gli assetti futuri del pianeta. I dati e i sistemi di comunicazioni sono il terreno in cui si decidono i destini del mondo. Ma le intenzioni, i progetti, l’arroganza, l’atteggiamento minaccioso dei nuovi inquilini di Washington non suscitano meno timori. In più la presenza di più soggetti in partita abbassa la cresta dei sovranisti e potrebbe dare all’Europa qualche carta in più per inserirsi nel Grande Gioco. Il compiacimento, dunque, ha le sue ragioni, e non c’è motivo per rammaricarsi se esso ci fa parteggiare con un Paese che ancora non conosce la democrazia. Ci possono essere riconosciute insomma le attenuanti generiche: Washington all’alba del 2025 ha regalato al mondo il peggio di sé.
Quanto alla Cina, non si smentisce. Lo shopping cinese, in Italia e non solo, a prezzi stracciati, fa arrabbiare i produttori, ma fa felice chi spende la metà.







