Report 7.1.2025, tiriamo le somme: Elon Musk interviene sul suo X per esprimere aspre critiche sui governi in carica in Germania, Francia e Regno Unito e per sostenere le forze politiche di destra o estrema destra, mentre incontra il Presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, a Mar a Lago, dove la premier si è recata alla vigilia del passaggio di consegne alla Casa Bianca. Anticipando i vertici europei, Musk preannuncia un accordo che assegnerebbe a SpaceX le connessioni satellitari in grado di garantire la sicurezza, civile e militare, dell’Italia. Donald Trump con un post scrive ai canadesi che il loro Paese, in difficoltà economiche per via dell’inflazione e nel pieno di una crisi politica per le dimissioni del premier liberal Troudeau, trarrebbe grandi vantaggi a federarsi con gli Stati Uniti d’America.
A Vienna il leader dell’estrema destra, linguaggio nazista nemmeno nascosto, viene incaricato di formare il governo, cancellando una storica emarginazione politica delle frange nostalgiche hitleriane. Infine un episodio apparentemente fuori dalla geopolitica internazionale: Papa Francesco nomina Vescovo di Washington il cardinale statunitense più ostile a Donald Trump e alle sue annunciate deportazione di stranieri, guadagnando sul campo il titolo di leader della resistenza al “nuovo corso” dominato dai sovranisti, quelli del “prima veniamo noi…”, piattaforma che assembla i suprematisti destinati a farsi la guerra fra loro proprio a causa della loro bandiera esclusiva. La retorica del “prima noi” minaccia di disgregare l’architettura politica e sociale costruita dopo la Seconda Guerra Mondiale.
L’annuncio di un accordo per affidare a SpaceX le connessioni satellitari per la sicurezza civile e militare dell’Italia sembra suggellare una subordinazione tecnologica a un attore privato americano, il cui CEO, Elon Musk, non ha esitato a schierarsi apertamente contro i governi europei, sostenendo forze di estrema destra. Affidarsi a SpaceX significa anche accettare le condizioni di un imprenditore che sembra sempre più agire come un attore politico globale, con interessi che potrebbero non coincidere con quelli italiani o europei.
La provocazione di Donald Trump, che suggerisce ai canadesi una federazione con gli Stati Uniti, rivela una visione espansionistica che ricalca un paradigma geopolitico aggressivo e volto al dominio. In Europa questa retorica, promossa attraverso accordi bilaterali, potrebbe alimentare ulteriormente le pulsioni disgregatrici di movimenti già attivi nel minare l’unità dell’Unione. L’Italia, pur non essendo sull’orlo di un simile scenario, rischia di trovarsi isolata, in un’alleanza informale con Paesi come Ungheria.
In un contesto sempre più polarizzato, la nomina di un Vescovo apertamente critico verso Donald Trump a Washington non è solo una decisione in linea con le aperture del Pontefice; è un chiaro atto politico. Papa Francesco sembra voler posizionare la Chiesa come un baluardo contro il “nuovo corso” sovranista, riaffermando una visione inclusiva e solidale dell’umanità, senza fare concessioni ai sostenitori dei nuovi leader conservatori che all’interno della Chiesa non mancano.
In un’epoca in cui la tecnologia, la geopolitica e l’economia sono interconnesse, l’Italia deve scegliere se contribuire alla costruzione di un’Europa forte, in grado di rispondere alle sfide globali, o cedere alla lusinga di una politica che sacrifica la cooperazione per un’illusoria autarchia.








