Il Partito trumputiniano d’Italia non c’è, e forse non ci sarà mai, ma è come se ci fosse: dispone di relazioni informali, intese appena accennate, significative dichiarazioni pubbliche, gesti chiari, personaggi che si spendono nei talk show. Nel campo della maggioranza di governo la Lega ha aderito da tempo allo schieramento politico nascente e all’interno del FDI c’è una forte componente che scalpita, afflitta dalla prova d’equilibrismo della premier, che deve fare di necessità virtù: schierarsi con Donald Trump, anche dopo l’abiura dell’atlantismo e l’insultante trattamento riservato a Zelesky nello Studio Ovale, e restare in Europa per presidiare il campo antitrump (di fatto). Operazione ogni giorno più difficile, con Starmer (…la Brexit nientemeno) che raduna l’Eu smarrita, Macron forte della sua deterrenza nucleare, polacchi in prima linea e baltici filo brilotannici “molto preoccupatici per lo spazio concesso a Putin dall’inquilino della Casa Bianca.
Ma il panorama internazionale è chiaro: o si sta da una parte o dall’altra. Presidiare il campo di Marte trumpiano pretende dalla Premier Meloni assenze e silenzi, che permettono il profilo basso e la doppiezza. I fatti, comunque, affermano una indiscutibile scelta di campo italiana a favore del katerpillar di Washington. Un episodio esemplare per tutti: Kaja Kallas, alto rappresentate EU per la politica estera, non è stata ricevuta a Washington né da Trump, né da Vance alla vigilia della sceneggiata nello Studio Ovale in cui è stato maltrattato Zelesky. Il clima che si respira alla Casa Bianca è tossico: l’EU è nata per fregare gli Stati Uniti e con l’EU non vogliamo parlarci. La Kallas se n’è tornata a casa umiliata e offesa. Nessuna reazione, anzi Giorgia Meloni si è preoccupata alla vigilia del summit di Londra di consultarsi con Trump telefonicamente per concordare il da farsi.
L’Eu soffre di molti mali, ma avere il nemico in casa, i filo putiniani (ungheria) e filo trumpiani (Italia, e non solo) può essere distruttivo.
La solidarietà sovranista ed autocratica, che si riconosce negli uomini della provvidenza, dotati di deterrenza nucleare e tecnocratica, esercita il richiamo della foresta, il vecchio sogno dell’uomo forte al potere.
 
			 
			







