La pace come promessa messianica, ottenuta con la moral suason dei profeti disarmati, la deterrenza militare (si vis pacem, para bellum), le relazioni economiche e commerciali (il potere del mercato e dei mercanti), imposta dal più forte (pax romana…), o evocata dalla paura, o invocata dalla politica per guadagnare consenso popolare… Le strade sono tante, ma la pace da perseguire una sola: la pace giusta che non toglie la libertà. E’ la strada più impervia, più tradita, più osteggiata. Tutti vogliono la pace, anche i mostri, i furbi, i bugiardi, i malandrini
La storia dell’umanità è costellata da tentativi, spesso fallimentari, di raggiungere una condizione di stabilità e armonia tra popoli e nazioni. Abbiamo sperimentato molte strade per raggiungerla: alcune basate sulla moral suasion, sul potere persuasivo dei grandi profeti disarmati come Gandhi o Martin Luther King, altre fondate sulla minaccia militare, secondo l’antico principio romano “si vis pacem, para bellum”. Altre ancora hanno utilizzato le relazioni economiche, confidando nel potere pacificatore del commercio, e altre hanno semplicemente imposto la pace dall’alto, secondo il modello della Pax Romana o, più recentemente, la Pax Americana.
Tuttavia, ciascuna di queste strade ha mostrato limiti profondi. La pace costruita sulla deterrenza militare è una pace fragile, costantemente minacciata dall’escalation e dalla paura. Quella imposta dal dominio economico può degenerare in ingiustizie strutturali e tensioni sociali esplosive. E la pace ottenuta a scapito della libertà, quella pace forzata che emerge dalla paura, dall’indigenza o dalla manipolazione politica, finisce sempre per trasformarsi in oppressione.
C’è invece una pace diversa, più complessa e difficile da realizzare, ma anche l’unica davvero durevole: la pace giusta. È quella che non sacrifica la democrazia sull’altare della stabilità apparente, che non baratta la libertà con la sicurezza. È la pace che si fonda sulla giustizia sociale e sui diritti fondamentali, perché – come sosteneva Papa Giovanni XXIII nella “Pacem in terris” – non può esserci vera pace senza giustizia.
La pace giusta non è una promessa vuota, bensì un impegno costante, un percorso accidentato, spesso ostacolato dagli stessi poteri che pretendono di difenderla. La storia ci insegna che essa richiede coraggio politico, integrità morale e un profondo rispetto per la dignità umana. È la pace che emerge dall’esempio luminoso delle grandi rivoluzioni pacifiche del XX secolo, dalla caduta del muro di Berlino al crollo dell’apartheid sudafricano, eventi che ci ricordano che pace e libertà sono inseparabili.
Oggi più che mai, mentre guardiamo con apprensione conflitti vecchi e nuovi nel mondo, è urgente ricordare che la vera pace non è assenza di conflitti, ma presenza di giustizia. È la pace che sceglie la democrazia, la libertà, e la giustizia come propri pilastri. E, soprattutto, è la pace che non cessa mai di lottare contro la propria fragilità, consapevole che la strada più difficile è spesso quella giusta.
(La vignetta è di Altan)
 
			 
			







