9 aprile, ore 9:37. Le Borse americane hanno appena aperto quando sul social Truth, di proprietà di Donald Trump, compare un messaggio secco, perentorio: “Grande giorno per comprare”. Un invito che sembrerebbe innocuo, se non fosse per tre coincidenze, così perfette da risultare inquietanti.
Primo indizio: La sigla che accompagna il messaggio rimanda direttamente alla Trump Media Technology Group, la stessa società che nella giornata guadagnerà, da sola, 450 milioni di dollari.
Secondo indizio: Poco dopo l’invito ad acquistare, lo stesso Trump annuncia la sospensione dei dazi su alcuni partner commerciali. Motivazione: “Si sono comportati bene, non hanno reagito”. Un gesto che ha l’effetto immediato di far schizzare in alto alcuni titoli in Borsa, tra cui proprio quelli delle aziende coinvolte nel commercio internazionale e, non a caso, collegate all’ecosistema finanziario gravitante attorno all’ex presidente.
Terzo indizio: Circola un video in cui Trump celebra due miliardari americani – amici, investitori, sostenitori? – che hanno guadagnato rispettivamente 2 miliardi di dollari e 900 milioni in poche ore, cavalcando proprio quell’“invito” su Truth.
È la celebrazione pubblica di un circolo vizioso: io lancio il segnale, voi incassate. E nessuno paga.
Nel frattempo, la SEC, il corrispettivo americano della nostra Consob, viene decapitata: il presidente Trump sostituisce il vertice, nominando una figura a lui vicina. Nel mentre, si aprono indagini presso le Procure federali e la Procura nazionale USA. Ma la domanda, sollevata in Congresso da un deputato democratico il 10 aprile, resta nell’aria:
“Se questa non è manipolazione del mercato, allora cos’è?”
Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera ha raccolto lo sconforto degli operatori finanziari italiani, i quali parlano di un mercato “inquinato”, dove si ha la netta sensazione che si stia giocando con le carte truccate. E il sospetto – afferma De Bortoli – “non è privo di fondamento”.
L’editorialista lancia un allarme che ci riguarda tutti, direttamente. Le grandi società di gestione del risparmio italiane investono massicciamente nei mercati americani. Milioni di risparmiatori italiani, spesso inconsapevolmente, hanno il proprio denaro nei fondi pensione o nei prodotti assicurativi legati alle performance di Wall Street.
Ma se quel mercato è truccato dall’alto, se la mano invisibile che dovrebbe regolare il capitalismo è sostituita dalla mano molto visibile di un presidente che guida il mercato con i tweet e lo manipola con decisioni improvvise, allora siamo davanti a un’emergenza sistemica. Che tocca anche l’Italia.
E il nostro governo? L’unico riferimento, finora, è stato all’abolizione dei dazi, commentata in chiave di politica commerciale. Nessuna reazione politica, nessuna presa di posizione. Nessuna difesa degli interessi dei risparmiatori italiani. Nessun accenno ad un sistema di relazioni internazionali che sembra avere cancellato tutte le regole sulle quali l’Occidente ha compiuto grandi progressi e sviluppato democrazia, diritti, convivenza civile.
Il giurista Sabino Cassese, intervenuto su La7, ha parlato di “democrazia imperiale”. Trump esercita poteri non scritti, sfruttando i vuoti di un sistema che si sta piegando sotto il peso della sua stessa storia. La Corte Suprema – a maggioranza trumpiana – ha rilasciato un paradossale “certificato d’immunità” per l’intero mandato, che mette Trump al riparo da ogni conseguenza penale, almeno per ora. Anche sul piano politico Trump è in una botte di fero: Congresso e Senato sono nelle mani dei Repubblicani. Eventuali richieste di stato d’accusa verrebbero rigettate, indipendentemente dal merito. In questa cornice, l’abuso di potere non è più un’eccezione. È la nuova normalità. A pagare, però, sono i milioni di investitori comuni, quelli che non ricevono messaggi in codice, quelli che non sono miliardari amici del presidente. A pagare sono i fondi pensione, le famiglie, le casse previdenziali che vedono bruciare valore nel gioco truccato di un presidente che tratta i mercati come un casinò personale.
E tra questi, anche milioni di italiani, danneggiati da un meccanismo impazzito, senza che nessuna voce istituzionale si alzi a pretendere giustizia. Nessuna iniziativa europea, nessuna richiesta formale di chiarimento, nessun appello alla trasparenza.
Questa non è solo una storia americana. È un monito per tutto l’Occidente. Perché se l’uomo più potente del pianeta può influenzare i mercati a proprio vantaggio, senza controllo né conseguenze, allora il rischio non è solo finanziario. È democratico.
Siamo di fronte a una mutazione profonda, che non riguarda solo Trump. Riguarda il modello di governance delle democrazie liberali. Riguarda la nostra fiducia in un sistema fondato su regole, istituzioni e responsabilità. Quando quelle regole vengono stracciate, quando quelle istituzioni vengono piegate, quando la responsabilità diventa un’opzione, allora non c’è più democrazia. C’è solo un uomo solo al comando.
E allora sì, dobbiamo preoccuparci. E tanto.








