Pian della Tortilla, Steinbeck tradotto da Vittorini. Poesia, oralità, mediterraneità

 Pian della Tortilla (Tortilla Flat, 1935) è uno dei romanzi più significativi della prima fase narrativa di John Steinbeck. Ambientato sulle alture sopra Monterey, in California, il libro racconta con grazia, ironia e umanità le vicende di un gruppo di paisanos — uomini di origine mista ispanica, indiana, messicana e caucasica — che vivono ai margini della società americana. Nell’edizione italiana del 1941, tradotta magistralmente da Elio Vittorini per Valentino Bompiani, il romanzo assume una voce particolare, quasi lirica, che riesce a trasmettere tanto l’umorismo quanto la malinconia dell’originale. Leggendolo oggi, è ancora più difficile accettare l’America sguaiata, volgare, rissosa, intollerante e impietosa di Donald Trump.

Pian della Tortilla è, in apparenza, una narrazione leggera e burlesca. Ma sotto questa superficie, Steinbeck costruisce una meditazione sull’amicizia, la povertà, il senso di comunità e la libertà individuale. I protagonisti non sono eroi tradizionali: sono ubriaconi, vagabondi, talvolta ladri — ma anche uomini dotati di una profonda etica personale, di una lealtà incrollabile e di una visione ironica ma intensa della vita.

Nel contesto della Grande Depressione, Pian della Tortilla offre un’alternativa simbolica ai valori americani dell’epoca. I protagonisti rifiutano il lavoro sistematico, l’accumulo di beni e la scalata sociale: preferiscono una vita fatta di vino, racconti, amicizia e libertà. In tal senso, il libro è anche un’elegia della marginalità, che Steinbeck guarda con sguardo affettuoso e privo di paternalismo.

Lo stile narrativo, parodico e quasi biblico, innalza le avventure quotidiane dei paisanos a leggende moderne. Steinbeck adotta toni solenni per raccontare fatti grotteschi o triviali, creando un contrasto che genera un umorismo sottile e intelligente. La traduzione di Elio Vittorini coglie perfettamente questa tensione fra epicità e comicità.

Elio Vittorini, già allora figura centrale nella cultura italiana, non si limita a una mera trasposizione linguistica. La sua traduzione è intrisa di sensibilità poetica, e infonde nel testo una musicalità e una calda oralità mediterranea, che ben si sposa con l’anima dei personaggi di Steinbeck. Il lessico impiegato è semplice, ma mai banale: Vittorini riesce a rendere l’informalità e la saggezza popolare dei dialoghi con un’intonazione che riecheggia la parlata del Sud Italia, senza mai tradire l’ambientazione californiana. Un esempio emblematico si trova nella resa dei dialoghi tra Danny e i suoi amici, dove Vittorini impiega costruzioni enfatiche e pause che ricordano le cantilene popolari, restituendo l’impressione di un racconto orale tramandato con affetto.

Pian della Tortilla è un piccolo capolavoro di equilibrio: leggero ma profondo, comico ma lirico. L’edizione di Valentino Bompiani con la traduzione di Elio Vittorini è un gioiello della nostra editoria novecentesca, capace di restituire intatta l’anima popolare e poetica dell’originale americano. È un romanzo che si legge in poche ore, ma che lascia una traccia duratura nella sensibilità del lettore.

 

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