Una volta la cronaca giudiziaria e la cronaca politica si sovrapponevano. I cronisti di giudiziaria scalzarono i cronisti politici negli anni di “mani pulite” suggellando questa sovrapposizione, mai del tutto scomparsa. Il nostro tempo è segnato dalla sovrapposizione della politica estera e della politica nazionale: i cronisti politici si occupano di politica estera per spiegare la politica nazionale.
La politica estera apre le prime pagine da mesi e detta l’agenda politica nazionale. Per via delle guerre, certo; guerre vicine, come in Ucraina nel cuore dell’Europa, e guerre lontane, ma non distanti per conseguenze, come Gaza, nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Ma anche per l’irruzione di Donald Trump, l’amico americano (di Giorgia Meloni). La Premier investe sulla sua visibilità internazionale ed, in particolare, sul suo ruolo di cerniera fra Washington e Bruxelles. Molteplici i casi di dibattito suscitati dalla sua presenza o assenza negli incontri con i leaders dei paesi europei. Segno inequivocabile della rilevanza che la politica estera ha assunto nella ricerca del consenso.
Il cambio di passo ci ha immesso nel vortice delle tragedie internazionali; ci sentiamo più cittadini del mondo, viviamo ciò che accade nel pianeta come qualcosa che ci riguarda. Non era così anche prima, è un bene che il sentiment sia cambiato. Fino a che punto?meloni,
Le alleanze e le relazioni internazionali subiscono giorno dopo giorno l’esame dell’opinione pubblica, la parte più sensibile ed informata; all’altra giungono onde emotive, la risacca. Se basta una foto che declassare o promuovere l’Italia, vuol dire che le conoscenze sono all’acqua di rose e il sovranismo, l’arte di pretendere di fare gli affari propri a danno degli altri, che il populismo, suo braccio secolare, arte di accontentare tutti mentendo, sono gli strumenti del consenso, ottenuto a spese di una democrazia matura, partecipata, vissuta.
Gli errori commessi in politica estera, ma anche i silenzi, le omissioni, possono essere fatali, e ottenere un plauso maggioritario. Se l’Italia di Giorgia Meloni, per andare dritti alla questione principale, si sente più vicina all’America di Donald Trump (che privilegia il proprio paese, a danno degli altri,) qualcosa non quadra. Non si sta dalla parte del nemico impunemente, a meno che non prevalga una realtà spogliata di fatti.
 
			 
			







