Il tasso di violenza politica negli Stati Uniti, specie negli ultimi dieci anni, al netto degli attentati ai leaders americani (Kennedy, Martin Luther King..), è esploso in concomitanza dell’arrivo di Donald Trump nello scenario politico-istituzionale americano, toccando il suo apice nella aggressione al Parlamento statunitense, della quale l’attuale Presidente USA è accusato dalla magistratura (procedimento penale “sospeso” durante il mandato presidenziale per volontà della Corte Suprema degli Stati Uniti, nominata per due terzi da Trump). L’uccisione di Charlie Kirk, è stata preceduta da minacce, assassinio di leaders e parlamentari democratici.
La morte di Kirk ha fatto da detonatore. Trump, dopo la morte di Kirk, ha trasformato il Dipartimento della Difesa in Dipartimento della Guerra, e, ha minacciato la proclamazione dello stato di emergenza nella capitale. Il Primo Ministro d’Israele, Netanyahu, ha affermato di essere vittima dell’odio dell’opposizione. Tutto questo accade, mentre la Russia, servendosi di droni (in Polonia e Romania), mette alla prova le capacità di difesa della NATO, il cui maggior azionista è di fatto è un alleato del “nemico”,
La morte di Kirk ha avuto una immediata eco in Italia, dove le maggiori cariche del governo, hanno denunciato un clima d’odio nel Paese diffuso dalla sinistra. Prima la Presidente del Consiglio, Meloni, ha addebitato all’opposizione intolleranza e violenza verbale, il vice presidente del consiglio Salvini ha denunciato l’esistenza di un problema di democrazia. La miccia è stata accesa, piuttosto che spegnerla, il governo sembra alimentarla. Il capo d’accusa è l’insensibilità della sinistra davanti al delitto esecrabile, un modo per delegittimare il dissenso e le critiche e nascondere i temi della predicazione della vittima (razzismo, deportazione stranieri, omofobia, suprematismo bianco, antisemitismo, antiabortismo, teorie antiscientifiche ed antiambientaliste), che non giustifica il ricorso alla barbarie del delitto. La traiettoria è chiara: si punta a un ordine sociale verticalizzato, dove la devianza non è solo ciò che infrange la legge, ma ciò che intralcia il potere. “Non avete idea di quello che avete scatenato”, ha avvertito la moglie di Kirk. Gli appelli incendiari sono tanti.
La complessità delle azioni poste in essere, a livello internazionale e nazionale, non permette di risalire ad una pianificazione concertata della strategia della tensione, che in Italia è stata elaborata dal governo italiano guidato dal più obbediente alleato del Presidente USA. Ipotizzo piuttosto “moventi multipli”: le ragioni di Trump (elezioni di midterm), elezioni regionali in Italia, il protettorato plateale USA su Israele nella “soluzione finale” a Gaza e di Putin sull’Ucraina, il consolidamento del patto Trump-Putin sull’Europa, il maggiore competitore economico degli USA e il più resiliente avversario politico della Russia. Tutto si tiene, insomma. Anchorage è la faglia nella quale è sprofondata l’alleanza occidentale? Presto avremo alcuni elementi per rispondere.
Alzare il livello di attenzione su quel che accade, tuttavia, è necessario. Basta soffermarsi un momento sui fatti e metterli in fila, e guardarsi attorno in Italia, per farsi una idea su questa: non c’è niente che giustifichi l’attacco sistemico alla opposizione in Italia da parte di chi dovrebbe rappresentare l’intero Paese e non una parte politica. La stagione terrorista (brigate rosse e nere), fa parte dei libri di storia; il clima di tensione americana non ha alcun collegamento con l’Italia di oggi.