Prima ha “italianizzato” l’assassinio di Kirk Charles, ora Giorgia Meloni trasferisce il clima di guerra civile. Trump fa scuola. Naturalmente, depista alla vigilia del turno elettorale che la tiene in ansia. Diversivo violento e cinico, a freddo. Meloni s’inventa la strategia della tensione. Negli ultimi sei mesi i reati in Italia sono calati del 9%. Rivolte di piazza, violenza nelle proteste, delitti politici? Zero. Vecchio metodo, un classico di ogni cambio di regime. Senza emergenza non si governa. Senza paura non c’è consenso.
Salvini, una volta al porto, una volta davanti a una ruspa, una volta sul divano di casa, una volta davanti alle telecamere (il pericolo viene dall’Africa, non da Putin…). Allarme migranti: più sbarcano, più lui urla. Più i reati calano, più lui invoca galera, manette, pistole e manganelli. Da anni annuncia catastrofi, invasioni bibliche, complotti internazionali, e puntualmente i numeri lo smentiscono. Così, mentre gli sbarchi crescono e i reati calano, lui resta inchiodato alla sua specialità: trasformare la paura in consenso. Se gli togli l’emergenza migranti, resta senza spettacolo.
Negli USA l’amico americano ha fatto scuola promuovendo l’indottrinamento suprematista con i suoi agit-prop (razzisti, segregazionisti, maschilisti, fondamentalisti religiosi, antiabortisti, antigay ecc) e “regalando” armi ad adulti e adolescenti, come fossero medicine salvavita. E firmando ordini esecutivi come fossero autografi al comizio.
Donald Trump ha fatto dell’emergenza la chiave di volta del proprio potere. Grazie a una pioggia di ordini esecutivi ha accentrato nelle sue mani funzioni che tradizionalmente erano bilanciate da Congresso e Corti, indebolendo la separazione dei poteri e spostando l’asse democratico verso forme illiberali. L’“emergenza migratoria”, l’“emergenza sicurezza”, l’“emergenza economica”: ogni sfida viene incorniciata come catastrofe imminente, giustificando un’espansione dell’autorità personale.
Meloni e Salvini non sono Trump, ma il metodo sì: l’ossigeno della paura, la droga dell’eccezione, la politica ridotta a sceneggiata, scontro frontale, menzogna. Quando l’emergenza diventa permanente, la democrazia diventa provvisoria.
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