La Cabala e la Casa Bianca.
L’ascensione biblica del pacificatore “sette volte sette”
Sette volte settembre, sette volte la parola “pace”, sette guerre terminate – almeno a detta di Trump, che come nuovo Mosè del Potomac scende dal Monte Capitolino con le tavole già stampate dalla sua tipografia personale. Il numero sette, si sa, non è mai casuale: è la cifra con cui Dio ha costruito il mondo in sei giorni e se lo è tenuto buono al settimo, la stessa con cui si contano i candelabri, le coppe, i sigilli, perfino i doni dello Spirito Santo. Insomma, è il numero della perfezione, e nel trumpismo – che è liturgia evangelico-televisiva prima ancora che politica – non si spreca nessuna sacralità simbolica.
Il “sette” evangelico è un multiplo cabalistico: lo Spirito non è Uno, ma Settuplo, diffuso, moltiplicato, contrapposto al monolitico vicario romano. In fondo, per gli ebrei, il Papa è sempre stato un optional: mai avuto, mai richiesto, mai desiderato. Meglio un Dio da interpretare liberamente che un’azienda con sede a San Pietro. Così, evangelici e sionisti si ritrovano a metà strada, uniti da una passione antica: quella per i numeri. Perché se la matematica è il linguaggio dell’universo, la Cabala è il software di Dio, e gli algoritmi del Vecchio e del Nuovo Testamento si sommano in una singolare aritmetica geopolitica.
Trump, con la sua predicazione da reality show, ha imparato la lezione: moltiplicare i sette come pani e pesci, convincendo i fedeli che la prova dell’intervento divino sia contenuta non nei fatti ma nei calcoli. Perché, alla fine, anche la Casa Bianca può diventare un tempio numerologico: un tabernacolo dove si adora non il Verbo, ma la statistica mistica delle guerre “fermate” a colpi di conferenza stampa.
“…scandalizzata, scrive Mattia Feltri su La Stampa, il trionfo del mondo senza frontiere, del libero scambio, soprattutto delle democrazie liberali basate sulla separazione laica della legge di Dio, attinente la sfera privata, dalla legge degli uomini, attinente quella pubblica. Gli aerei sulle Torri Gemelle e sul Pentagono inaugurarono la lunga stagione dell’Allah Akbar, Dio è il più grande. E infatti non c’è separazione fra Stato e Chiesa, secondo la tumultuosa destra americana. E il volere divino ha sacerdoti dentro il governo israeliano, benedice la mano di Putin in Ucraina, ispira il pugno di Orbán in Ungheria e avanti così…”