Sky24 e La7 hanno coperto per intero le manifestazioni che si sono svolte in decine di città italiane, dove sono scese in piazza decine di migliaia di italiani di ogni età, categoria sociale, appartenenza e opinione politica. La Rai non l’ha fatto (con l’eccezione, assai marginale e nelle ore notturne, di Rai3), o l’ha fatto (Porta a porta), esprimendo nella conduzione giudizi che non rispettavano le volontà di coloro che hanno partecipato alle manifestazioni ed alle proteste, iniziative di solidarietà verso il popolo palestinese, sterminato da Israele, “amico” del governo italiano.
Il servizio pubblico segna il momento più basso della sua storia. Nemmeno al tempo dell’egemonia democristiana si è arrivati a tanto. Non si tratta solo di una assenza politica, discriminatoria, ispirata dallo stretto legame dei vertici Rai con il governo in carica, imparentato con il governo di Netanyahu, della testimonianza che il servizio pubblico si è ormai trasformato in cinghia di trasmissione del governo, ma anche di oscuramento dell’informazione e quindi di un danno d’immagine per un’azienda, che vive delle risorse dei contribuenti italiani, e di un impoverimento “imposto” a una struttura di comunicazione nata per sviluppare la cultura del Paese in un contesto democratico, rappresentativo di tutte le idee e opinioni politiche. Quanto è avvenuto, ed avviene ancora, meriterebbe da solo un colpo di reni della società civile, quella che solidarizza e si spende a favore dei popoli tiranneggiati, vessati, sottoposti a indicibili sofferenze. Oggi, più che mai, la supplenza della società civile, appare lo strumento vitale per fermare il declino del Paese, al carro delle autocrazie illiberali, americana e israeliana.