Il paradosso è talmente scoperto da sembrare una farsa. Non c’è stato un processo di pace, non c’è stato un negoziato tra le parti belligeranti, israeliani e palestinesi. C’è invece un piano “immobiliare” concepito altrove, nei corridoi del potere americano, che non finge nemmeno di essere neutrale: la potenza che sostiene Israele si arroga anche il ruolo di arbitro e architetto dell’Eldorado chiamato “New Gaza”. Il popolo palestinese, colpito da tre anni di sterminio, viene escluso dalla trattativa, come se non esistesse, come se la sua sopravvivenza, la terra, le case, i morti non valessero nulla.
Lo Stato di Palestina continua a essere negato in linea di principio da Israele, e l’unico spiraglio concesso è quello di una tregua temporanea. Una tregua che non nasce dal riconoscimento reciproco, ma dalla minaccia esplicita: fermiamo la carneficina solo finché accettate il diktat; se rifiutate, riprende il massacro. È questa l’architettura cinica che Donald Trump ha presentato come pace eterna: se Hamas, il convitato di pietra, non accetta, se ne assumerà la colpa e l’assedio morale del mondo su Israele verrà meno. E così Netanyahu può proseguire la sua “opera”, col pretesto che non è lui, ma il nemico irriducibile, a voler la guerra.
Una partita giocata sulla pelle di un popolo, ridotto a pedina sacrificabile. Un’ingiustizia che si fa sistema. E chi cerca di ridare volto ai palestinesi, la Flottilla che prova a infrangere il silenzio, a portare almeno uno sguardo umano sulla tragedia arriva la condanna, subisce l’insulto e la condanna. Dal nostro governo italiano: il Presidente del Consiglio Meloni accusa la Flottilla di essere irresponsabile, insensibile alle sofferenze dei bambini di Gaza e mettere in pericolo la tregua,. Matteo Salvini, il vice, rincara, con la brutalità che gli è propria: “si togliessero dalle scatole”.
Ecco l’Italia, culla del diritto, della civiltà, della cristianità, schierata senza pudore con Netanyahu e con Trump, infastidita dai pochi che ancora provano a rompere il silenzio. In questo mondo capovolto, la giustizia è bandita, l’umanità è archiviata come un ingombro, la compassione è sospetta. Restano solo i calcoli, i ricatti, la propaganda e il cinismo. È un mondo infame, che ha rinunciato al linguaggio della pietà per parlare la lingua del profitto e della guerra.