L’Istituto Cattaneo, all’indomani del voto marchigiano, ci informa che il centrosinistra perde voti al centro e non riesce a recuperare gli astenuti, due elementi che sono facce della stessa medaglia. Le analisi dell’Istituto si sono guadagnate sul campo, credito e consensi. Vanno prese sul serio. Ci regalano una sorta di “avvertimento” ai partiti del centrosinistra, il cui impatto sull’area politica destinataria potrebbe essere rilevante: danno infatti una mano a quella parte del notabilato ex Dc, scontento dalla segreteria Schlein, assegnandole responsabilità politiche e personali, utili per rimettere in gioco gli equilibri interni del PD. L’area riformista del PD ed oltre il PD manifesta scontento e mantiene uno stato di allerta che trova sulla stampa scarse ma significative testimonianze fino a suscitare l’ipotesi di una scissione.
Le partite si perdono anche perché l’avversario gioca meglio; sul piano tattico per esempio, oltre che per demerito proprio (l’alternativa al centrodestra non è credibile, perché non c’è a causa delle posizioni politiche divisive fra le componenti del centrosinistra).
L’Istituto Cattaneo forse ha torto nel credere che la mancanza di una vocazione centrista prevalente e riconoscibile sia stata causa dell’insuccesso elettorale, e che essa non sia stata recuperata nell’area delle astensioni. I centristi scontenti non si astengono, ma si recano alle urne e votano “altrove”.
Gli orfani del vecchio centro, democristiano e postdemocristiano, posteggiano nell’area di centro (i cespugli, come Noi moderati ed altro), si guardano attorno e decidono di volta in volta, parcheggiano nel correntismo, concedono il loro consenso alle leadership di gestione piuttosto che di opinione, o fanno una scelta punitiva, votando per la maggioranza di governo in carica.
L’astensione per sua natura non è moderata; essa radicalizza un dissenso di sistema o una forte contrarietà verso l’ex propria parte politica, colpevole di avere tradito valori, tradizioni, principi non negoziabili, comportamenti pragmatici (la lista è lunga).
Ma siamo sicuri che sia il passaggio “a sinistra” del PD di Sclein ad avere alienato il voto centrista? E’ utile ricordare che i governi di centrosinistra o assimilabili (moderati) non possono vantare un consenso maggiore di quello ottenuto nell’era Schlein (Enrico Letta, Paolo Gentiloni, Mario Monti, Matteo Renzi, quest’ultimo vincente e poi rovinosamente perdente). Il governo di centrosinistra è stato, insomma, affidato all’area centrista del PD. E’ un dato di fatto, che dovrebbe indurre a cercare altrove le ragioni di un’onda di riflusso nel corso di una lenta (forse troppo lenta) risalita. L’analisi del voto dell’Istituto Cattaneo, in definitiva, pur corretta sul piano formale, paradossalmente può indurre ad errori esiziali, perché non tiene conto di aspetti essenziali nlle competizioni elettorali, come la scelta delle candidature, le alleanze, le tensioni interne, i cacicchi delle periferie, e soprattutto l’assenza di una comunicazione social verso fasce cruciali dell’elettorato (povertà economica e culturale), bersagliata da una poderosa fabbrica di fake news che mirano ad colpire l’opinione pubblica sui temi sensibili (immigrazione, sicurezza ecc…), educando all’individuazione del “nemico”, insegnando ad averne paura e a odiarlo. Le campagne di disinformazioni dono determinanti.