L’Occidente è la nuova patria. A spese del sovranismo e del focolare domestico? Affatto. Una drittata, ancora una. L’Occidente di Giorgia Meloni è tutto e niente. Al Senato la Premier ha sventolato la sua bandiera, passando sopra una realtà che non fa dormire la notte a tanta gente, importante e comune. L’Occidente è quello di Donald Trump, che vuole sfasciare sfacciatamente l’Unione Europea per sbarazzarsi del concorrente “scroccone e infido”, e la bombarda di dazi; l’Occidente di Trump che sulla guerra in Europa (l’invasione russa dell’Ucraina) nei giorni feriali è arrendevole e in quelli festivi infastidito, comunque, ondivago. Qual è l’Occidente per il quale deve battersi il governo italiano? Non si può stare con due piedi in una scarpa. Se vuoi che l’Europa conti, non puoi sostenere la permanenza del diritto di veto, l’unanimità per ogni decisione, come fa di fatto l’Italia. Una paralisi che consegna l’EU nelle mani del suo “orco”, Donald Trump.
Donald Trump ha fatto circolare, pochi giorni fa, un video generato con l’intelligenza artificiale in cui si mostra un presunto colloquio segreto con Giorgia Meloni. Niente di reale, certo — ma il messaggio politico, come sempre nel trumpismo, è fin troppo chiaro. Nel video, la premier italiana “tratta” con lui voltando le spalle all’Europa, come se l’Italia potesse improvvisamente diventare un piccolo principato sovrano capace di stipulare patti commerciali ed economici da sola, scavalcando Bruxelles.Trump sa bene che non è possibile. Sa che le regole dell’Unione Europea vietano a uno Stato membro di negoziare individualmente con un Paese terzo. E proprio per questo lo fa.
La sua intenzione è fin troppo trasparente: destabilizzare l’Europa usando Giorgia Meloni come cavallo di Troia. Sintonia politica e amicizia personale, certo, sembrano consentirglielo. Ma i video, anche quando sono fake, anche quando sono prodotti dalla sua “Casa Bianca 2.0”, non sono mai innocui. Creano eco, alimentano sospetti, suscitano polemiche e mettono a nudo la credibilità del governo italiano.
Ed è lecito chiedersi: possibile che Donald Trump, nel suo disegno di restaurazione sovranista americana, si spinga fino a creare imbarazzi alla sua più fedele alleata europea? Forse sì. Perché, come ricordava più di una volta Henry Kissinger — uno che di rapporti internazionali se ne intendeva — “essere nemici degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere amici degli Stati Uniti può essere addirittura letale.”
E Meloni, da questo punto di vista, sembra aver scelto di vivere pericolosamente. Trump la usa come simbolo, come sponda, come specchio del suo ritorno al potere: un’Europa debole, unita solo di nome, attraversata da leader pronti a sostituire la lealtà europea con la devozione personale.
Così, mentre a Roma si parla di sovranità e di “interessi nazionali”, a Washington si sperimenta una nuova forma di colonizzazione comunicativa: la diplomazia deepfake.
Un’arma politica che non mira a distruggere, ma a insinuare; non a dichiarare guerra, ma a creare confusione, e a farlo con un sorriso da spot elettorale.
In fondo, Trump non ha bisogno di abbattere l’Europa. Gli basta renderla ridicola, con il suo video ridicolo. E affidarsi alle sue propaggini nazionali, come l’Italia,
E per questo, forse, nessun alleato è più utile — e più vulnerabile — di chi, in nome della fedeltà, gli apre la porta di casa convinto di essere ospite d’onore.






