“Presa diretta”, in onda su Rai3 in prima serata, domenica, 5 ottobre, ha riscattato l’onore del servizio pubblico, con una esemplare e coraggiosa inchiesta su Gaza e le relazioni inconfessabili fra il governo italiano e Israele durante le operazioni militari in territorio palestinese. “Presa diretta” ha rivelato, documentandoli, acquisti e vendita di armi, bombe, aerei, elicotteri, tonnellate di prodotti esplosivi, componenti elettroniche, perfino carrelli per carri armati. Un business di circa cinque miliardi, documentato, ed altro sotto banco.
Stando all’inchiesta del team di “Presa diretta” Il governo italiano avrebbe aggirato, eluso, nascosto parte dell’intenso scambio import-export militare, attraverso espedienti, sotterfugi, stratagemmi, artifici, come la triangolazione con gli USA, la dislocazione delle aziende all’estero, la qualificazione truccata di alcuni materiali acquistati o venduti. I raggiri e gli espedienti avrebbero potuto essere impediti con un intervento istituzionale mirato e tempestivo. Si è preferito lasciare che gli artifici avessero successo. E’ stata tradita una legge dello Stato, la 185 del 1990, che vieta l’esportazione, il transito, il trasferimento e l’intermediazione di materiali di armamento quando mancano adeguate garanzie sulla loro definitiva destinazione.
E’ stato così possibile ignorare, o fingere di ignorare, l’uso dei prodotti militari, e il destinatario impegnato in una guerra di sterminio. Ogni bomba, granata, carro armato che si muove a Gaza, coinvolge, moralmente e concretamente, il nostro Paese.
L’Italia ha partecipato in tal misura allo sviluppo dell’industria bellica israeliana da diventare il secondo miglior cliente d’Israele, secondo solo agli USA. Un fiume di denaro che ha aiutato la capacità di Netanyahu di finanziare le sue guerre. Ma c’è di più: l’apparato bellico spionistico acquistato da Israele non concede autonomia ed indipendenza all’Italia: la struttura venduta permette al venditore di controllare e monitorare l’uso dei prodotti. Ogni azione dell’Italia, ogni decisione, scelta, la più riservata e rilevante, può essere appresa in tempo reale da Israele. E’ stato insomma instaurato un rapporto di dipendenza con un Paese, il cui capo del governo è accusato di crimini di guerra ed inaudite atrocità.
“Presa diretta” ha mostrato i video, realizzati da militari israeliani, che provano i crimini dell’esercito israeliano e mostrano l’esultanza dei criminali, che hanno postato on line le loro gesta.
Quanto abbiamo visto, ascoltato, e letto, grazie a “Presa diretta” smentisce clamorosamente la narrazione di membri del governo e della maggioranza parlamentare, che hanno spiegato il loro dissenso ad ogni sanzione o sospensione della cooperazione con la necessità di non danneggiare il popolo israeliano. Un espediente, ancora uno.
L’inchiesta di “Presa diretta” inchioda alle sue responsabilità il governo italiano, su cui pesano sia la complicità oggettiva quanto gli espedienti, gli artifici e le menzogne con le quali finora, al di là delle parole di condanna formale, ha sempre affiancato Israele ed il suo principale alleato e protettore, gli Stati Uniti di Donald Trump. Resterà una macchia indelebile nella storia del nostro Paese.