«Gli ideali hanno strane proprietà», osservò amaramente un grande scrittore austriaco, Robert Musil, «tra le altre, anche quella di trasformarsi nel loro contrario quando si vuole seguirli scrupolosamente». Nel XIX e nel XX secolo milioni di uomini sono stati imprigionati, torturati e uccisi in nome della libertà, così come in passato erano stati perseguitati e uccisi in nome della fede religiosa. La volontà di imporre la propria verità agli altri non è venuta meno. Le scomuniche religiose sono divenute, così, scomuniche politiche, le eresie della fede eresie dell’ideologia.
Perfino coloro che conquistano, colonizzano, rapinano in nome della propria idea o della patria ritengono di essere nel giusto perché regalano ai loro simili il benessere e la civiltà. La Russia di Putin ha invaso una nazione per prendersi territori in Ucraina, in nome della patria e dell’impero xzarista prima e sovietico poi. Il Potere è la religione del suo attuale capo.
Le buone idee e la coscienza religiosa, principi etici e solidarietà etniche sono stati usati per fare prevalere il proprio interesse, il proprio punto di vista, o per mantenere ed allargare il potere a danno della libertà degli altri.
Nel XIX secolo alcuni popoli conquistarono l’indipendenza, altri cacciarono via il sovrano assoluto e la sua corte; la patria divenne di tutti, non solo del re e dei suoi baroni. Andava difesa al prezzo della vita. E con essa, i principi che la rendevano riconoscibile, in qualche modo unica. Morire per la patria significò morire per la libertà, la famiglia, i beni privati, i valori in cui si credeva. Tutto.
Ma i confini della patria, intangibili, alzarono nuove barriere fra gli uomini. I costumi ed i pensieri legittimi furono solo quelli nazionali, lo straniero divenne un potenziale nemico. La storia ricevette il compito di esaltare la patria e rafforzare la sua identità.
La conversione dell’idea di nazione e di patria in ideologia nazionalista avvenne nel XIX secolo: pretese il sacrificio della libertà, della solidarietà fra i popoli e la rinunzia alla diversità, che consente di utilizzare la ricchezza del pensiero umano. Il nazionalismo divorò tutto per alimentarsi: l’arte e la filosofia, le minoranze etniche e il dissenso politico.
Nel XX secolo il nazionalismo tedesco creò il mito della razza, un nazionalismo fascista italiano rinnovò il mito di Roma imperiale. L’idea di patria, in sé giusta e generosa, facilitò l’ascesa del dispotismo, rese le democrazie più rapaci e avide, facendo ripiombare il mondo nelle tenebre del fanatismo e dell’intolleranza.
I tribunali furono messi a guardia delle nazioni contro il dissenso interno, come cannoni d’artiglieria pronti a sterminare il nemico, in nome della ragion di Stato.
Ci fu chi ritenne, però, che non bastava cacciare re e cortigiani perché la patria fosse di tutti. La patria era passata di mano: dai nobili alla borghesia delle arti, della professione, del commercio e della finanza; di coloro che avevano beni e denaro da investire. Gli altri erano il popolo sfruttato: carne da macello in tempo di pace e in tempo di guerra. I diritti del popolo venivano negati allo stesso modo ovunque. La patria dei poveri e dei lavoratori sfruttati, perciò, non aveva frontiere. Era il luogo in cui il popolo, liberato dal bisogno, si prendeva le libertà che gli spettavano.
All’inizio del XX secolo con la Rivoluzione del 1917, deposto lo zar, la Russia divenne la patria dei lavoratori sfruttati, lo Stato degli eguali. Manteneva frontiere, come gli altri Stati, ma allo scopo di impedire ai nemici della Rivoluzione di rovesciare il sistema. Vietava la proprietà privata, ma allo scopo di garantire uguali diritti ai cittadini. Non consentiva libertà d’opinione e di religione, ma solo allo scopo di evitare che i nemici interni – al servizio dei nemici esterni (i capitalisti) – rovesciassero lo Stato di tutti per fare uno Stato dei ricchi. Fabbricava armi ed aveva un esercito potente, ma solo allo scopo di difendersi e di espandere al mondo intero l’idea dell’uguaglianza e della redenzione del popolo sfruttato.
Mezzi ignobili per scopi nobili, il dispotismo in nome della libertà, l’ingiustizia in nome della giustizia, le guerre in nome della pace, la barbarie in nome della rivoluzione.
In nome della libertà e dell’uguaglianza si scava la fossa ad ogni diritto, servendosi dei mezzi più subdoli. Perfino della scienza e del progresso.
Il genio degli uomini ha costruito macchine sofisticate al fine di migliorare la qualità della nostra vita, ma i nemici della libertà le hanno trasformate in strumenti capaci di appropriarsi della nostra mente, dei nostri
Come hanno fatto con la religione, la cultura, la patria, la sogni, della nostra anima per costringerci a temere il progresso. democrazia. L’intelligenza e lo spirito di tolleranza, il buon senso e la conoscenza sono, però, armi invincibili. Per questa ragione i nemici della libertà hanno vinto molte battaglie, ma hanno perso la guerra.
Oggi, però, le cose sono cambiate. La comunicazione ha capovolto tutto: la libertà è diventata un “peso” insopportabile, le regole un ostacolo per il progresso, i diritti abdicano a favore dei rapporti di forza, le relazioni internazionali, regolate da norme e consuetudini accettate dagli Stati, sono cancellati sull’altare del sovranismo e degli affari..L’America ha proclamato lo scisma dell’Occidente e della suaa civiltà, abiurando ai suoi tradizionali valori. Sono in pericolo libertà individuali e collettive, che credevamo ormai una conquista dell’umanità





