Giorgia Meloni afferma di condividere il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che esprime una dura condanna sull’occupazione di Gaza e sul trattamento disumano inflitto ai palestinesi, decimati dalle bombe e dalla fame, mentre il suo governo si dichiara contrario ad ogni iniziativa, italiana o europea per ottenere la fine della strage di palestinesi. Giochi di prestigio per avere il consenso degli italiani, indignati da quello che accade a Gaza, e mantenere il rapporto privilegiato con il sovranista Netanyahu e il suo governo di estrema destra, il più guerrafondaio della storia d’Israele.
Giorgia Meloni annuncia che si recherà al seggio per il referendum, ma non ritirerà le cinque schede e non parteciperà al voto. Con questo espediente rafforza l’invito ad astenersi e non si sottrae alla partecipazione. Altro gioco di prestigio. Il festival dei trucchi da baraccone: le furbizie creative della Premier fanno di Palazzo Chigi la location di una fiction ben recitata.
Il gesto di recarsi al seggio elettorale ma non ritirare la scheda — partecipare fisicamente al rito democratico ma rifiutarne l’atto fondamentale, il voto — non è astensione passiva, è non-partecipazione attiva, che fa prevalere la comunicazione della contrarietà al referendum, offrendo l’illusoria prova della partecipazione. Assenza travestita da presenza.
Il doppio gioco è quasi esibito perché il corpo elettorale possa intendere che la democrazia può essere messa in pausa se la partita deve essere vinta senza giocarla. Tutti guardano l’illusione, nessuno si accorge del furto di democrazia. Una lezione magistrale di duplicazione, mimetismo, manipolazione silenziosa. Il prestigiatore fa sparire la verità invece della moneta. La volpe vestita da pecora cammina nel gregge e mette in scena l’inganno.
Fino a quando?







