Comunque finisca a Palermo, il verdetto sul processo a Matteo Salvini si risolverà con una crescita politica del leader leghista, che conosce oggi i minimi storici della sua immagine nonostante i ruoli, ben saldi, che mantiene (Vice Presidente del Consiglio e capo del suo partito). Sembra un paradosso, ma non lo è affatto. Gli imputati non sono tutti uguali, quando sono sotto giudizio, e non perché i giudici mettano nel cassetto la legge e l’equità: la politica talvolta cambia le carte in tavola, fa sparire o traveste i torti e le ragioni, creando una cintura…di castità attorno all’imputato. Salvini è il difensore dei confini della patria, minacciata dalla presunta invasione, che si vorrebbe lasciare nelle mani degli immigrati stranieri, che chiamano Hallah, il nostro Dio.
Insomma, Matteo Salvini va a processo come un martire risorgimentale, grazie ad una macchina del tempo, che ci fa tornare indietro di due secoli ,riportandoci a un’Italia vessata dallo straniero e a patrioti, che si battono per la libertà. Come ci riesca con un limpido passato di secessionista, fautore della Padania libera e indipendente, è un mistero, che si aggiunge ai tanti che costellano le svolte politiche del leader leghista.
I giudici di Palermo possono assolverlo, perché il fatto non costituisce reato (avere lasciato in mare un centinaio di disgraziati, impedendo l’approdo della nave che li aveva salvati dal naufragio), o possono condannarlo, come ha chiesto l’accusa, per sequestro di persona. E’ ipotizzabile una terza pronuncia: la derubricazione della pena, una condanna pressoché simbolica, pescata tra le pieghe delle norme di legge, su cui non è possibile fare delle previsioni.
Nel primo caso, l’assoluzione, Matteo Salvini, il governo, la Lega, gli alleati della maggioranza, porteranno sul banco degli imputati in un processo mediatico virtuale, la scandalosa persecuzione dei giudici inquirenti, avanguardia delle toghe rosse. Una conferma della necessità di mettere mano alla giustizia amministrata da giudici ideologizzati che si assegnano un potere, che non appartiene loro, essendo assegnato al Parlamento ed al governo, voluti dal popolo sovrano.
Seconda ipotesi, condanna. Andrebbe in scena la celebrazione del martirio: Matteo Salvini cade nella difesa del suolo della patria e diventa un eroe risorgimentale. Terza ipotesi, il verdetto è mite e lascia alle parti, innocentisti e colpevolisti, i margini per sostenere con efficacia le loro tesi nei giornali, network e social di fiducia.








