Se non si può affrontare il merito della questione, perché ne usciresti perdente, o contrapporre una idea o un concetto, perché non ce l’hai, l’arma da brandire è la scimitarra, cioè “mascariare”, spostando l’attenzione sulla personalità dell’avversario: i suoi vizi e difetti, le maldicenze, i pettegolezzi, le amicizie ecc. Basta lanciare i sospetti, dipingere il nemico a tinte fosche senza affondare la scimitarra. Mascariare in modo da deligittimarlo e renderlo non credibile. L’arte di vincere, quando si ha torto marcio e la platea degli ascoltatori, telespettatori, lettori – seguaci e fan, anzitutto – ha bisogno di percepire il piglio vincente, il polso fermo, la forza “morale” trasudante nella sicurezza e l’assenza di timori.
Giorgia Meloni ha adottato l’arte del mascariamento, il suo video erga omnes, che dà in pasto all’opinione pubblica la notizia di essere vittima di una intimidazione e di un complotto, ordito da probabili ricattatori, che indossano una toga o sventolano bandiere dell’opposizione politica, assicurando gli italiani che non essere ricattabile. Il video è un manuale della comunicazione politica: il tono della voce, il volume, il ritmo, il timbro, le pause, i gesti e le movenze facciali del public speaking, l’arte di parlare al pubblico invisibile, con parole, termini, contenuti che tradiscono le intenzioni sottese alle parole ed i termini usati per produrre un feed-back largo ed esterno ai destinatari.
Il video è stato prodotto a Palazzo Chigi quando Giorgia Meloni ha ricevuto la notizia che il Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, le ha trasmesso un documento dl quale si evince che il cittadino Luigi Li Gotti, avvocato molto noto, aveva firmato un esposto nel quale si sostiene che il Presidente del Consiglio, i Ministri della Giustizia, Nordio, dell’Interno, Piantedosi, e il sottosegretario alla Presidenza con delega ai Servizi segreti, Matteo Mantovano, avrebbero commesso i reati di favoreggiamento e peculato per avere consentito la liberazione ed il ritorno in patria, con un aereo speciale dei Servizi italiani, del generale libico Almasri, accusato dalla Corte penale dell’Aja di omicidi, stupri e altre atrocità nei lager dei migranti libici.
La premier ha informato l’Italia che il Procuratore Lo Voi è lo stesso magistrato che ha promosso un’altra azione giudiziaria (“fallimentare”) contro il governo, mandando a processo Matteo Salvini; che l’avvocato Luigi Li Gotti, firmatario dell’esposto, è “un ex politico di sinistra, amico di Romano Prodi, conosciuto per avere difeso mafiosi del calibro di Buscetta, Brusca ed altri…”.
“La Corte penale internazionale, prosegue la premier, dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia di Tripoli. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando la persona stava per entrare in territorio italiano dopo avere serenamente soggiornato per dodici giorni in tre stati europei.
“La richiesta di arresto della Corte non è stata trasmessa al Ministro italiano della giustizia, come è previsto dalla legge e per questo la Corte di Appello di Roma decide di non procedere alla convalida. A questo punto, piuttosto che lasciarlo libero in territorio italiano, decidiamo di espellerlo e lo rimpatriamo per ragioni di sicurezza con u n volo apposito come accade in altri casi analoghi.
“Questa è la ragione per la quale la Procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due Ministri. Io penso, conclude Meloni, che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”. Infine una domanda rivolta agli italiani. “E’ possibile che per questo sia così invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore?”
Il video contiene una serie di insinuazioni che hanno il compito di dare una versione dei fatti che ribalta tutti gli elementi di giudizio, istaurando un processo virtuale che colloca sul banco degli imputati i promotori dell’iniziativa giudiziari: la magistratura, che ripropone azioni giudiziarie fallimentari, come è avvenuto quando ha mandato sotto processo Matteo Salvini, a conferma di una volontà di colpire il governo; la opposizione politica, che ha il suo nume tutelare, Romano Prodi, e nell’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, il persecutor formale; La Corte internazionale, che ha scelto di arrestare Almasri a Torino e non nel Regno Unito, Belgio o in Germania, mandandoci un pericoloso individuo a casa; tutti coloro che non vogliono cambiamenti in Italia e perciò fanno di Giorgia Meloni, non più il governo collegiale, una persona così invisa da suggerire armi improprie per colpirla ed affondarla.
Il complotto dove è stato deciso e dove si è consumato? Nell’ambito della magistratura che proprio alla vigilia della comunicazione giudiziaria ha inscenato compatta una manifestazione di protesta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, contro il Ministro della Giustizia, Nordio.
Menzogne, inesattezze, addebiti accennati o indicati esattamente, un complotto evocato con perizia. Luigi Li Gotti vanta una militanza politica, ma non nelle file del PD e al servizio di Romano Prodi, ma nel Movimento Sociale Italiano (il partito in cui Giorgia Meloni è nata politicamente) prima, in Alleanza Nazionale poi, prima di entrare nel governo di Prodi come sottosegretario su designazione del leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, “liberale di fede cattolica”. E’ stato difensore di mafiosi collaboratori di giustizia, come Tommaso Buscetta, ed ha rappresentato la parte civile in occasione di processi che vedevano alla sbarra terroristi neri. La Corte internazionale non ha elaborato il mandato dopo una lunga riflessione, ma dopo una lunga istruttoria, ed ha spiccato il mandato di cattura a Torino, perché Almasri ha usato il giorno prima, durante il suo trasferimento in Italia, attraverso la Germania, un documento che permetteva la sua individuazione, e non più documenti falsi. Il complotto regge, dunque, sulla “strana coppia”, Lo Voi-Li Gotti. Il Procuratore non poteva che istruire l’indagine, è la legge che lo pretende. Resta Luigi Li Gotti, l’autore del “misfatto”. Ma è davvero così sorprendente che un avvocato-giurista, indignato per il rilascio di uno stupratore e mercante di esseri umani, decida di esporre ad un giudice le sue valutazioni sull’operato del governo e credere che sia stato favorito un uomo che avrebbe dovuto essere consegnato alla giustizia internazionale?
L’arte del mascariamento ha un tallone di Achille: aiuta sul momento, ma può tradire successivamente e diventare un boomerang. Raramente si presta attenzione al dopo, quello che conta è ciò che si consuma nella fase dell’annuncio. Basta dare uno sguardo ai quotidiani di proprietà del tycoon della sanità privata, Angelucci, deputato nazionale leghista. Libero titola:. in prima pagina: Indagato mezzo governo, Golpe di Testa. Caso Almasri: Giorgia Meloni accusata di favoreggiamento e peculato. Coinvolti anche Piantedosi, Nordio e Mantovano. Un fatto senza precedenti. Lei: «Non sono ricattabile» La Verità: La furia dei PM, Governo indagato…Lo Voi, lo stesso del caso Salvini, ha inviato avvisi di garanzia…C’è una parte della magistratura he si sente al di sopra di tutto. Il Giornale: Attacco al governo…Il centrodestra: ripicca delle toghe per la riforma.
Scompare il caso Almasri, la notizia è “l’attacco al governo” ed i suoi promotori. Una fiction.






