Intelligenza artificiale: leggi, ascolti, osservi per farti un’idea, vuoi capirci qualcosa, se puoi fidarti, e quando ti pare di averla trovata l’idea, i dubbi, le domande, le astruserie, le contraddizioni la sommergono. Un nevischio appiccicoso che ti costringe a ricominciare da capo. Poi, per miracolo e per caso, arriva sul piccolo schermo, nell’ora dell’intrattenimento (“Splendida cornice”, Rai 3, condotta dalla brillante Geppy Gucciari), un signore dall’aria allegra e stravagante, ti svela l’arcano. Non uno qualsiasi, ma uno dei maggiori esperti del pianeta. Di che cosa? Intelligenza artificiale, vivaddio. Un filosofo che si occupa di etica dell’informazione, italiano, prof. negli Stati Uniti, presso la prestigiosa università di Yale, autore di un libro fondamentale,“La quarta rivoluzione”. Luciano Floridi, sconosciuto al popolo, celeberrimo negli ambienti scientifici.
Vi riferisco ciò che ho ascoltato ed imparato con profitto.
Che cosa è l’intelligenza artificiale? Un prodotto che fa le cose al posto tuo, la cui intelligenza è zero. L’intelligenza artificiale non capisce niente. E’ un ossimoro: l’intelligenza non può essere artificiale, ma umana.
Come funziona? Come una lavastoviglie, ripulisce tutto ciò che possiede, mette in ordine piatti e posate, bicchieri ed ogni altro oggetto, e li usa per soddisfare i nostri bisogni, alimentare la nostra conoscenza, nutrirci di cognizioni, informazioni, competenze, affinché ci si possa sedere a tavola – cioè al lavoro, con mezzi utili e in tempi rapidi.
Dobbiamo fidarci? Ci può tradire, procurare danni, svantaggi? Può sfuggirci di mano?
Ad ogni quesito Luciano Floridi risponde con la faccia divertita, il sorriso sulle labbra e parole disarmanti, nel senso che disarma la nostra ansia e la nostra diffidenza. “Funziona per chi sa le cose”, afferma icastico, senza abbandonare l’aria disincantata o salire in cattedra. Pensare che possa sfuggirci di mano è una balla, perché chi la usa possiede l’intelligenza, spiega, è uno sbaglio: la macchina non è in grado di prenderci la mano, a meno che… Se non sai niente di ciò che chiedi all’intelligenza artificiale, potresti diventarne suo suddito, e non sarebbe una bella cosa, visto che la macchina è stupida e pur essendo stupida riesce a farti dire, scrivere, pensare ciò che vuole. L’asticella delle competenze, insomma, si è alzata vertiginosamente, è più pretenziosa, lascia indietro molta più gente rispetto al passato, ci impone maggiore studio, conoscenze, informazioni. Una alfabetizzazione elitaria, dunque, che convive con la sua fruizione popolare. Ed è qui che sta l’inghippo, la crescita delle disuguaglianze.
Fidarsi? Certo, ma verificare sempre.







