Il 27 maggio 2019 fu pubblicata dal Corriere della Sera una intervista del suo corrispondente a Washington, Giuseppe Saracina, all’autore americano del libro edito in Italia da Longanesi con il titolo «Codice Kingfisher». L’intervistato volle rimanere anonimo, come l’autore del libro, “per proteggere la sua fonte”.
«Codice Kingfisher» è una spy story basata su una teoria cospirazionista, che fece scandalo perché Anonymus, dietro cui si nasconde un giornalista e uno scrittore conosciuto negli Stati Uniti, avrebbe raccontato la storia della prima moglie di Donald Trump, Ivana.
L’imprenditore di New York, futuro presidente degli Stati Uniti, scrive Saracina, viene salvato dalla bancarotta grazie a capitali russi. La sua prima moglie, nome in codice «Kingfisher», è una «rondine», una spia dell’ex Cecoslovacchia che dipende a sua volta dal Kgb di Mosca. Ragazze reclutate spesso nei villaggi e nelle piccole città; addestrate con «programmi speciali» e poi inviate nel mondo occidentale per adescare personaggi influenti: politici, uomini d’affari. Il funzionario dei servizi segreti di Mosca che ha orchestrato tutta l’operazione ora siede al Cremlino e governa, anzi domina il Paese.
Nel libro non compaiono i nomi di Trump e della sua prima moglie ma, avverte il giornalista, “La trama di Codice Kingfisher è troppo simile al grande sospetto che grava sulla politica americana per essere solo una «detective story».
Dopo la presentazione alla Fiera di Francoforte, «Codice Kingfisher» diviene un caso internazionale. Molti elementi, tuttavia, non solo la somiglianza alla vicenda matrimoniale, contribuirono a destare il sospetto, i più importanti, stando ai rumors del tempo, la credenza che i russi abbiano aiutato in maniera efficace il candidato alla presidenza con un’aggressiva propaganda via social tramite migliaia di account non verificati grazie alla regia di un sofisticato esercito di hacker e informatici specializzati nella disinformatia. L’ingerenza, allora, non venne riconosciuta e quindi mai oggetto di indagine. Pur non essendo stata verificata, tuttavia, furono molti a ritenere che Vladimir Putin abbia compiuto il miracolo di far eleggere un uomo di sua fiducia a capo della nazione più potente al mondo, tradizionale avversaria del Cremlino.
L’altro elemento rilevante è costituito dal curriculum del Presidente russo, che vanta una lunga militanza nel Kpg, il potente servizio segreto russo con il quale la protagonista della storia scritta da Anonymus ha operato negli Stati Uniti. La spy story, che già di suo è intricata, si tinge ancora di mistero, tanto da essere disseppellita in questi giorni a causa del repentino passaggio di campo decretato da Trump nella politica estera statunitense: i tradizionali alleati europei sono diventati i nemici dell’America (“L’Unione europea è nata per fregarci”) e Vladimir Putin un amico con il quale trattare per portare la pace nel mondo, a cominciare dall’Ucraina, dove comanderebbe un dittatore. I russi aggressori sono stati trasformati in vittime della furia bellicista ucraina o qualcosa di simile. Un voltafaccia che ha creato scompiglio a vantaggio del Cremlino. Naturale che le ombre russe nel passato di Trump siano tornate in superficie, a prescindere dalla veridicità dei sospetti, con “Codice Kingfisher”.
Per saperne di più e farsi un’idea sulla sorprendente storia raccontata nel libro edito da Longanesi, ecco alcune domande poste dal giornalista del Corriere della Sera nel 2019 all’autore.
È un po’ difficile parlare con un Anonymous… Che cos’è il suo libro? Un’inchiesta mascherata da romanzo?
«Non so, forse può rientrare nel genere dei “conspiracy book”. Diciamo che è un libro che racconta come due donne, la giornalista Grace e l’ex modella Elena, lottino entrambe contro potenti forze misteriose, grandi apparati che condizionano il mondo».
Come ha conosciuto la «fonte» che l’ha spinta a scrivere?
«La fonte è un uomo d’affari che ho incontrato durante un pranzo, nel novembre 2017. A tavola spiegò che era fuggito dall’allora Cecoslovacchia nel 1968, quando la Primavera di Praga si stava spegnendo e i sovietici stavano per arrivare in città».
È stato lui a raccontarle la storia delle «rondini» e dei «corvi», donne e uomini reclutati dai servizi segreti per adescare personalità in vista nel mondo occidentale?
«Sì, mi ha avvicinato dopo il pranzo. Ha cominciato a dirmi che sua moglie apprezzava molto i miei libri. Poi ha buttato lì: avrei un’idea interessante per lei. E mi ha raccontato come funzionavano le cose nella Cecoslovacchia comunista negli anni Settanta, mi ha parlato del “programma delle rondini”, dei servizi segreti, della politica americana di allora, fino ai nostri giorni».






