Ex Province. La prossima elezione dei Presidenti dei sei Liberi Consorzi in Sicilia ha impallato il centrodestra che non è riuscito finora a trovare un accordo unitario a causa del sistema elettorale di secondo livello che svantaggia le coalizioni e favorisce inciuci e trasversalità locali.
E’ il sommario del quotidiano on line Sicilia Nazione, vicino al governo ed alla maggioranza di centrodestra in Sicilia. L’annuncio ed il commento, pur stringato, vanno meditati; anzi, meritano di essere custoditi in una bacheca a imperitura memoria di una Sicilia politica ancorata agli anni sessanta ed alle sue liturgie incomprensibili.
La contesa, anzitutto, riguarda le ex province, che sono la prova materiale di un vistoso tradimento: l’Assemblea regionale siciliana rinnega lo Statuto speciale, che prevede i Consorzi di comuni liberamente scelti dagli enti locali. Ed invece ratifica gli ambiti territoriali decisi dai gerarchi fascisti nel Ventennio e le burocrazie sopravvissute ad ogni cambiamento.
La maggioranza dei deputati regionali non si arrende alla perdita dell’elezione diretta, che con una legge nazionale è stata ostituita da elezioni di secondo grado. Costretto a fare di necessità virtù, il centrodestra accusa il sistema di voto (secondo grado, in sei province) di essere causa del disaccordo sulla spartizione degli amministratori provinciali eligendi.
Il secondo livello avrebbe la colpa di favorire gli “inciuci”: la conflittualità fra capigruppo e segretari dei partiti del centrodestra sarebbe perciò il frutto velenoso del sistema elettorale. Ne consegue pertanto che il patto di spartizione invocato, ma non sottoscritto dai maggiorenti attorno ad un tavolo, costituirebbe una scelta etica ineccepibile. Le ragioni sono queste: “con diritto di voto limitato solo a sindaci e consiglieri comunali il centrodestra rischia di trovarsi (per molti anni peraltro) fuori gioco per le presidenze dei sei Liberi Consorzi (nelle tre città metropolitane il Presidente non viene eletto e coincide con il sindaco del comune capoluogo).”
Avete letto bene: si chiamano Liberi Consorzi, una menzogna senza ritegno.






