Il deputato nazionale Amato (M5S), intervenendo in Aula, ha chiesto alla Lega perché mai candida il suo collega Antonio Angelucci, che ha collezionato il 99,8 per cento di assenze alle sedute e mostrato una plateale strafottenza al lavoro parlamentare. “Non viene nemmeno a ritirare lo stipendio”, ha ironizzato Amato. Forse, sospetta il parlamentare, una buona ragione la Lega ce l’ha a offrire un seggio a Angelucci, tycoon della sanità privata, e riguarda la proprietà di tre giornali – Il Tempo, Libero e Il Giornale – che avrebbero la consuetudine di ribaltare la verità dei fatti e insultare le opposizioni giorno dopo giorno. Merita più che un seggio, forse, se è vero che i giornali, raggiungono un numero assai modesto di lettori tanto da non giustificare laz loro esistenza in vita come ha rivelato Report recentemente, dando uno sguardo al bilancio delle società editoriali.
Il panorama italiano dell’informazione ha molte ombre. L’Italia si colloca al quart’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per quanto riguarda la trasparenza delle proprietà dei principali mezzi di informazione, secondo la classifica stilata dall’Euromedia Ownership Monitor (EurOMo-27). La concentrazione della proprietà dei media in Italia ha sollevato preoccupazioni riguardo al pluralismo e alla libertà di stampa. Secondo un rapporto del Media Freedom Rapid Response (MFRR) del 2024, il deterioramento democratico dell’Italia è facilitato dal vacillante pluralismo dei media e dall’erosione della libertà dei media, al fine di mettere a tacere il giornalismo indipendente e critico del governo in carica.
L’influenza esercitata da governi, corporation ed élite sull’agenda mediatica è un fenomeno complesso e documentato da numerosi studi. Questi poteri utilizzano vari strumenti, come pressioni economiche, controllo proprietario e accordi opachi, per orientare la diffusione delle informazioni. Uno dei meccanismi più noti è l’agenda setting, teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass-media sulla percezione del pubblico, basata sulla scelta delle notizie considerate “notiziabili” e allo spazio loro concesso.
In Italia, la pubblicità sui quotidiani cartacei ha subito una drastica riduzione, passando da 1,25 miliardi di euro nel 2010 a 427 milioni nel 2020, con una flessione del 66%. Questa diminuzione dei ricavi pubblicitari ha reso le testate giornalistiche più vulnerabili alle pressioni degli inserzionisti, influenzando la selezione e la presentazione delle notizie
Un’altra pratica diffusa è il native advertising, una forma di pubblicità che si integra nel contesto editoriale in modo coerente con il contenuto circostante, rendendo difficile per il lettore distinguere tra contenuto sponsorizzato e giornalismo indipendente. Questo solleva questioni etiche riguardo alla trasparenza e alla possibile manipolazione dell’informazione. La dipendenza economica dei media dagli inserzionisti può portare a una copertura squilibrata delle notizie, dove temi cruciali come disuguaglianze sociali, crisi climatica e diritti umani vengono marginalizzati a favore di contenuti più favorevoli agli interessi degli inserzionisti. Questo fenomeno contribuisce a una cittadinanza disorientata, privata degli strumenti necessari per comprendere appieno la realtà. Le dinamiche economiche e le pressioni esercitate da poteri esterni influenzano significativamente l’agenda mediatica, con implicazioni profonde sulla qualità dell’informazione e sulla capacità dei cittadini di formarsi opinioni informate.
È importante notare che l’intero settore dei quotidiani in Italia ha registrato una diminuzione delle vendite negli ultimi anni, con alcune testate che hanno visto cali significativi nelle copie vendute. Tuttavia, alcuni giornali hanno mostrato una crescita nelle vendite delle versioni digitali a prezzi maggiori, come il Corriere della Sera, che ha registrato un aumento del 42% nelle vendite delle versioni digitali a prezzi maggiori.
Il panorama dell’informazione in Italia è caratterizzato da una combinazione di media tradizionali e digitali, con una crescente influenza delle piattaforme online. Secondo i dati Auditel di gennaio 2024, Rai 1 è risultata la rete più seguita nell’intera giornata con il 18,55% di share, seguita da Canale 5 con il 18,09%. Negli ultimi anni, l’Italia ha visto una crescita significativa nell’uso dei media digitali. Secondo il Rapporto Censis 2022, la televisione, nelle sue varie declinazioni (tradizionale, satellitare, web e mobile), rimane il mezzo più seguito, con una fruizione stabile rispetto al 2021. In particolare, il 52,8% degli utenti utilizza web TV e smart TV, e si è registrata una forte crescita della mobile TV, passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% nel 2022.







