Si rimane impressionati ad assistere al video che ritrae Trump nello studio ovale con l’intero staff impegnati nella preghiera. CRedenti o meno, prevale una istintiva reazione indignata davanti a tanta sfrontata esibizione di fede. Stanno ringraziando Dio per avere salvato Trump dalla morte nell’attentato che lo ferì all’orecchio? Credono davvero allora che sia stata volontà del Padreterno che guidasse l’America, he Donald sia l’Unto del Signore? O stanno confermando davanti al mondo intero, grazie alle telecamere, che questo è ciò che hanno creduto, tanto da dovere pregare per rendere omaggio al Salvatore? Sarebbe una strategia della comunicazione rozza ed insieme raffinata. Tutto vero e tutto falso, insieme. Se così fosse, da questo staff della preghiera in mondovisione dobbiamo aspettarci di tutto. All’insaputa del Padreterno, ma in Suo nome, ne combineranno di cotte e di crude,.
Dobbiamo proprio sorprenderci? In Russia, Vladimir Putin fa mostra della sua fede e si serve del Patriarca ortodosso di Mosca per imprimere un sugello sacro alla sua conquista dell’Ucraina, liberandola dai nazisti e dall’immoralità occidentale.
Fuori dagli States e dalla Russia dello Zar Putin, l’uso della religione e di Dio così plateale non sarebbero tollerati. A casa nostra Dio patria e famiglia è sun vecchio slogan della destra italiana, FDI. E il capo della Lega, Matteo Salvini, che si mostra in pubblico con la coroncina e il vangelo, non sembra avere incontrato consensi.
L’immagine di Donald Trump nello Studio Ovale, circondato dai suoi collaboratori in preghiera, non è solo una scena di raccoglimento spirituale, ma un preciso atto politico. In un Paese come gli Stati Uniti, dove l’evangelismo ha un peso determinante nel dibattito pubblico e nelle scelte elettorali, mostrare un leader immerso nella fede non è un gesto neutrale. È una strategia, un linguaggio, un segnale chiaro a una parte dell’elettorato che vede nella religione non solo un credo personale, ma una visione del mondo da difendere. Piuttosto che obbligare i credenti a dar seguito, nei fatti, alla volontà di Dio, un fardello impegnativo ma da portare sulle spalle, la nuova amministrazione americana ha ignorato l’etica cristiana. Il primo ordine sottoscritto da Trump è stata la deportazione degli immigrati irregolari, con le catene ai piedi; il saeondo, il divieto di esistenza della “diversità”.
Negli Stati Uniti, la religione è tradizionalmente parte integrante del discorso politico. Dalla famosa formula “God Bless America” alla presenza costante di simboli religiosi (o riferimenti alle Scritture) nei discorsi pubblici, il legame tra fede e politica fa parte dell’eredità puritana e protestante radicata nella storia nazionale. Trump ha sempre avuto un rapporto pragmatico con la religione. Non è mai stato un cristiano devoto nel senso tradizionale, né ha dato prova di una spiritualità autentica. Eppure, ha saputo interpretare e sfruttare il bisogno di molti americani di avere un leader che si faccia portavoce di valori conservatori, anche a costo di forzare il rapporto tra Stato e fede. La sua dichiarazione secondo cui Dio lo avrebbe salvato dalla morte per permettergli di guidare l’America è il culmine di questa narrativa: un’auto-investitura quasi messianica, che richiama le figure dei leader che si presentano come strumenti della volontà divina.
In altri contesti, una simile esibizione di religiosità avrebbe un effetto opposto, suscitando diffidenza o aperte critiche. In Europa, per esempio, la separazione tra Stato e Chiesa è vissuta con maggiore rigidità e la spettacolarizzazione della fede non gode di grande consenso. Anche i leader politici che hanno cercato di cavalcare la religione in maniera evidente – come Matteo Salvini con il rosario in mano durante i comizi – hanno visto questa strategia perdere progressivamente efficacia. L’ostentazione pubblica di simboli tende oggi a creare più imbarazzo che consenso, almeno per la fascia moderata dell’elettorato.
L’Italia, pur essendo culturalmente cattolica, non accetta con facilità la strumentalizzazione della fede a fini elettorali. “Dio, Patria e Famiglia”, lo storico slogan della destra italiana, può ancora essere evocato, ma senza la stessa presa emotiva del passato.Il punto centrale della questione è che la fede, per sua natura, è un fatto intimo, non uno strumento di propaganda. Quando un politico la esibisce con troppa insistenza, il rischio è che diventi un’arma divisiva anziché un valore unificante. La storia insegna che i leader che hanno fatto di Dio il loro alleato politico non sempre hanno avuto il consenso dei credenti, proprio perché la religione – in tutte le sue forme – non ama essere piegata a logiche di potere.
Mostrare una nazione “inginocchiata” davanti a un leader che si ritiene un prescelto diventa un’operazione delicata: può galvanizzare una porzione di elettorato, ma può anche risultare eccessiva, persino sacrilega per chi si riconosce in una religiosità più intima o in una separazione tra sfera politica e sfera spirituale. Questa ostentazione del sacro rischia di ridurre la fede a uno strumento di marketing politico. E se la campagna elettorale beneficia della devozione – vera o presunta – del candidato, a rimetterci potrebbe essere la credibilità stessa della religione, trasformata in palcoscenico mediatico.
La domanda cruciale è se l’invocazione di Dio da parte di un politico sia frutto di autentica fede o se si riduca a un espediente per consolidare il consenso. In un contesto come quello statunitense, dove il bacino elettorale evangelico e conservatore conta milioni di cittadini, anche solo il dubbio che ci sia un calcolo dietro la preghiera può minare la sincerità del gesto. Ma a prescindere dall’intenzione effettiva, la percezione conta: se gli elettori più religiosi credono alla genuinità di queste manifestazioni, allora diventano un potente catalizzatore di consensi.
In fondo, c’è una regola non scritta nella cultura popolare: non si scherza con i Santi. E soprattutto, non si usa Dio come un lasciapassare per il potere. La politica dovrebbe avere la sua morale, ma non dovrebbe mai farsi teologia.
 
			 
			







