Fra le piaghe di Palermo c’è la sua squadra di calcio? Lo zione di Jonny Stecchino nel film omonimo avrebbe risposto che sì, c’è anche questa piaga che fa soffrire la città, o meglio quella parte della città, abbastanza ampia, che segue la compagine di calcio rosanero. Oggi il Palermo compete in seconda serie, la serie Cadetti, lontana da società di calcio che competono nella serie maggiore, pur potendo contare su una tifoseria che non supera la popolazione di un piccolo quartiere palermitano.
Trattandosi di sport, calcio per giunta, la “piaga” andrebbe collocata nella divertente parodia portata sullo schermo da Roberto Benigni e indurre al sorriso, se non fosse per un elemento, non trascurabile che fa di questa piaga una malattia rara, un unicum insomma. Una specie di enigma, un male oscuro, che né gli esperti di calcio, manager, allenatori, preparatori atletici, sono riusciti a scoprire. Da più di un biennio calcistico, la squadra di calcio, soffre di ricorrenti guai psico-fisici. Sempre gli stessi.
Se si trattasse di alimentazione, la malattia la chiameremmo intolleranza, se fosse allergia la potremmo addebitare alla stagionalità, ma siccome a cominciare dall’allenatore, Dionisi, la descrivono come un malessere psichico o psicologico, “prolema di testa”, la diagnosi appare complicata. Si dovrebbe ricorrere a un consulto di psichiatri sul “lettino” (singolo) di uno strizzacervelli e nessuno a Palermo o a Manchester, dove ha sede la proprietà del Palermo-calcio, ha ritenuto di affidare l’indagine alla psichiatria.
Alcune ricorrenze hanno fortemente minato il rendimento dei giocatori. Li elenchiamo nell’ordine: il fattore campo (il Palermo non si avvantaggia della presenza del proprio pubblico, il più numeroso nella categoria); il “fattore” ripresa o secondo tempo ( calo di rendimento vistoso); il fattore “spogliatoio” (nei minuti che seguono il rientro nel rettangolo di gioco, i rosanero prendono goal e distruggono quanto hanno fatto nella prima parte della gara); la cosiddetta zona Cesarini, cioè gli ultimi minuti, spesso fatali, della partita; il fattore “seconda fascia” (le sconfitte arrivano con le compagini meno dotate); l’aggressività degli avversari (aggrediti, i rosanero vengono sopraffatti).
Questi fattori da anni, e non solo nel campionato in corso, sono stati diagnosticati come generica “fragilità emotiva”, che non spiega la causa di un fenomeno resiliente nonostante il cambio di allenatori (ben tre e di giocatori, una ventina circa).
Il fattore più inquietante e misterioso è lo “spogliatoio”, il calo di concentrazione dopo il riposo. Essendo lo spogliatoio il tempo del riposo ed il luogo della socialità, dovrebbe ritemprare le energie psico-fisiche usurate, ed invece sembra danneggiarle, come se i giocatori avessero subìto nei quindici minuti di intervallo un episodio debilitante o una traversia.
E’ o non è una “piaga” di Palermo questo male oscuro della squadra di calcio, a buon diritto da annoverare fra quelle ricordate a Jonny Stecchino?







