“Il governo intensifichi gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia”, si legge di una mozione del M5S che ha spaccato il fronte progressista e riacceso la tensione tra M5S e centrosinistra alla vigilia del prossimo Consiglio Europeo, che inasprirà le sanzioni alla Russia per il rifiuto della tregua in Ucraina. Pd e Azione attaccano duramente la mozione, che tuttavia ha il pregio di rendere palese una posizione filorussa finora di basso profilo e ambigua.
l sostegno italiano alla Italia si deve in larga parte invero a Matteo Salvini, che ha elogiato Putin nel 2014 come “uomo di Stato lungimirante” e alleato contro il terrorismo islamista, ma anche con accenti diversi (amichettismo) a Silvio Berlusconi e più recentemente a Giuseppe Conte, che ha mantenuto posizioni ambigue sull’Ucraina, evitando condanne nette a Putin.
La figura di Vladimir Putin è stata idealizzata in Italia da movimenti populisti e intellettuali sovranisti, che lo dipingono come un leader forte, difensore dei “valori tradizionali” e oppositore dell’egemonia occidentale. L’origine della narrazione va ricercata in un’ideologia che combina nazionalismo, antiamericanismo e socialismo, diffusa in Italia dagli anni ’90 da figure come Aleksandr Dugin, filosofo russo che ha collaborato con intellettuali italiani; nell’antiamericanismo, radicato nella sinistra post-PCI e nell’estrema destra fascista, l’antiamericanismo ha trasformato Putin in un simbolo di resistenza all’“unipolarismo USA.
Profili social come quello descritto da Linkiesta (2024), gestiti da presunti italiani a Mosca, promuovono un’immagine di Putin come leader stabile, ignorando violazioni dei diritti umani come l’arresto di Navalny o Kasparov. Nei Talk show figure come Alessandro Orsini e Diego Fusaro hanno descritto Putin come un attore razionale in un mondo multipolare, opposto alla “decadenza occidentale”; nel giornalismo, io direttore del Fatto Quotidiano, giornale di riferimento del M5S, è stato da sempre il custode delle ragioni di Putin e l’avversario più tenace e “spietato” dell’UE.
Le tattiche di amplificazione si sono avvalse di un revisionismo storico confezionato con cura e della retorica dei valori tradizionali: la Russia è dipinta come protettrice della famiglia e della religione contro l’“Occidente immorale”. Questa narrazione, impregnata di omofobia, è stata usata per demonizzare l’UE. Quanto al revisionismo storico, è servito dell’imperialismo putiniano. Putin ha riscritto la storia, ad esempio sostenendo che la Russia abbia “domato il nazismo” da sola, per rafforzare il suo ruolo di leader globale.
Il pilastro della propaganda russa in Italia è la disinformazione capillare, l’uso del web che a Pietroburgo avrebbe il suo sancta santorum. Sebbene il Rapporto Mueller (Stai Uniti, 2019) si concentri sulle interferenze russe nelle elezioni USA del 2016, le sue conclusioni sulle tattiche del Cremlino (troll farm, finanziamenti occulti, propaganda) si applicano all’Italia. L’Internet Research Agency (IRA) e altre entità russe hanno usato strategie simili in Europa, come dimostrato dalle operazioni Voice of Europe e Doppelgänger.
Le campagne antieuropee in Italia sfruttano l’immigrazione, l’antiamericanismo e il complottismo per indebolire l’UE. Le manipolazioni russe, attraverso finanziamenti, influencer e media, hanno inquinato il dibattito pubblico, promuovendo narrazioni come l’Ucraina “nazista” e “russofona” e il mito di Putin come statista responsabile. Queste operazioni, parte di una “guerra ibrida”, hanno avuto successo nel polarizzare l’opinione pubblica, ma sono state contrastate da intelligence, media indipendenti e iniziative come quelle della Commissione Europea. Gli effetti di questa propaganda, pianificata e ben confezionata, sono il rafforzamento di un’immagine romantica di Putin tra i populisti italiani, che lo vedono come modello di leadership forte; la normalizzazione della Russia come partner affidabile, nonostante le azioni di aggressione internazionale.
La realtà è ben altra. La Russia di Putin è un regime autoritario, con elezioni manipolate, opposizione repressa (es. Navalny) e libertà di stampa limitata. L’invasione dell’Ucraina (2022) ha violato il diritto internazionale, causando migliaia di morti civili, ed è l’ultima di una serie di azioni di guerra in Europa, Oriente e Medio Oriente, svolte direttamente o attraverso eserciti “mercenari”, contractors sull’esempio americano. L’economia russa, è una economia di guerra (produzione di armi, tecnologia militare, arsenale nucleare ecc). Vende gas e petrolio, non possiede una industria ed una manifattura da paese moderno, smentendo l’immagine di un leader “accorto”. Il PIL russo è crollato del 2,1% nel 2022 (dati Banca Mondiale). Il Paese più grande del mondo deve alla atomica la sua rilevanza politica.








